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Salvini come il Duce, diventa un caso nazionale la prof punita per il video degli studenti

Di Redazione |

PALERMO – Diventa un caso la sospensione della professoressa Rosa Maria Dell’Aria, 63 anni, docente di Italiano da circa 40 anni e insegnante da 30 all’istituto industriale Vittorio Emanuele III, che è stata stata sospesa per 15 giorni dall’ufficio scolastico provinciale dopo che i suoi studenti hanno realizzato un video in cui hanno accostato il decreto sicurezza del ministro Salvini alle leggi razziali del 1938. 

«Quanto accaduto lo considero la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale e naturalmente non parlo del danno economico legato ai giorni di sospensione ma al danno morale e professionale dopo una intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi», ha detto molto delusa la professoressa Dell’Aria.

La professoressa è stata considerata responsabile di quel video perché non avrebbe vigilato sul lavoro fatto dai suoi studenti. Ma la decisione sta creando diversi malumori, nel mondo della scuola, ma anche in quello politico.

«Questa notizia ci ha colti davvero di sorpresa, nessuno qua ne sapeva nulla. Siamo stati chiamati dall’Ufficio scolastico». Lo ha detto il professore Pietro Corica, uno dei due vice presidi dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele II. «Va detto – precisa Corica – che si trattava della presentazione di un progetto, un evento interno alla scuola, nessuna presenza esterna, ed erano coinvolte tre o quattro classi. Immagino che sarà stato qualche ragazzo che ha partecipato all’incontro a fare le immagini e a scatenare quello che a me pare sia tutto un grande equivoco. E’ possibile, ma non posso esserne certo – afferma – che tutto nasca dal fatto che quel lavoro non era stato controllato preventivamente, ma francamente il provvedimento mi pare eccessivo, perché la professoressa Dell’Aria insegna da una vita, una docente esperta, una persona a modo che l’anno prossimo andrà in pensione», conclude.

La vicenda  per il sindacato Anief «è un brutto salto indietro in un passato che, purtroppo, non è evidentemente ancora stato superato del tutto».

«La sospensione di un docente perché i suoi studenti hanno osato, nel giorno della memoria, rievocare uno dei momenti più bui della storia italiana del secolo scorso collegandolo alla drammatica attualità che vede oggi l’intera Europa, Italia purtroppo compresa, impegnata in un disdicevole tira e molla sull’accoglienza dei migranti che, mentre tutti provano a ignorarli, scompaiono a migliaia tra le onde del Mediterraneo – afferma il presidente di Anief, Marcello Pacifico – sa di censura e controllo politico della più becera specie; la stessa specie che proprio in quel periodo del Novecento l’Italia ha già vissuto e contro cui molti italiani sono morti perché di essa ci si potesse finalmente liberare».

Anief esprime solidarietà alla docente alla quale mette a disposizione gratuitamente il proprio ufficio legale per impugnare la sanzione ricevuta. E, al contempo, «invita i ministri e i potenti di turno a rispettare il lavoro dei docenti italiani che la Costituzione tutela e ad accettare le critiche, anche quelle a volte un pò sgangherate dei più giovani che però, nelle nostre scuole si formano come cittadini e esercitano quello spirito critico che tanta paura fa, da che mondo è mondo, a chi governa».

L’Unione sindacale di base esprime «la propria totale vicinanza alla docente sanzionata per aver semplicemente svolto il suo ruolo di insegnante e non aver limitato la libertà di espressione dei propri alunni, che avevano operato, utilizzando un articolo presente in rete di un noto giornalista italiano, un legittimo accostamento tra il decreto sicurezza e le leggi razziali durante la celebrazione del Giorno della Memoria».

Per Luigi Del Prete, dell’Esecutivo Nazionale USB Scuola, «è assolutamente inquietante è il fatto che la denuncia al Ministro Bussetti sia arrivata, via social, da un giornalista di destra che ha segnalato la professoressa al Ministero, che prontamente si attivava sollecitando l’invio di un’ispezione».

«La celerità dell’intervento da parte del Ministero e del provveditore di Palermo evidenziano ormai un clima irrespirabile all’interno del paese e nelle scuole italiane, dove la libertà d’insegnamento è sempre più vilipesa e in cui l’antifascismo ormai è sotto attacco come disvalore. Crediamo nella forza dirompente della libertà di pensiero nell’educazione dei nostri studenti, che il ruolo dell’insegnante debba essere quello di formare coscienze critiche capaci di capire che il fascismo, il razzismo e la xenofobia non sono «idee» ma espressioni dell’odio e anticamera dei regimi totalitari, che operare confronti storici tra periodi diversi, mostrando similitudini e differenze, sia un elemento essenziale dell’insegnamento della Storia che voglia far comprendere lo sviluppo del pensiero dell’umanità. Sanzionare un docente per aver semplicemente fatto l’insegnante e aver stimolato i propri studenti alla riflessione critica, senza voler limitare il loro libero esercizio del pensiero attraverso un lavoro sulle fonti, significa creare una scuola di regime, asservita al potere e al pensiero unico dominante, anticamera di una società sempre più indirizzata alla barbarie».

Il sindacato chiede «il ritiro immediato della sanzione ingiusta e ingiustificata nei confronti della collega» ed è pronta ad avviare una mobilitazione di docenti, studenti e cittadini per sostenere la prof. 

Anche Francesca Bellia, segretario generale Cisl Scuola Sicilia, è dell’idea che «il provvedimento disciplinare debba essere ritirato, perchè per noi lede i principi costituzionali di libertà di insegnamento e di espressione». E secondo la Bellia «scelte come queste rischiano solo di scatenare un clima di tensione all’interno del sistema scolastico»

Si agita anche il mondo politico, soprattutto a sinistra. Secondo il senatore e segretario del Pd Sicilia, Davide Faraone, «la libertà di opinione degli studenti, e anche il solo fatto di ritenere le norme sull’immigrazione del decreto Salvini tanto disumane quanto le leggi razziali, non può essere un reato, certamente non lo è, per Costituzione. È un reato impedire la critica, che è un diritto sacrosanto in una democrazia. Ancor più grave è se, per censurare i legittimi punti di vista, si mette in moto una sorta di macchina della paura, dell’intimidazione, con il Miur che sospende un’insegnante per una fantomatica omessa vigilanza sugli studenti e con la Digos che entra nelle classi per interrogare i ragazzi». 

«Prima gli striscioni sequestrati – aggiunge – entrando in abitazioni private o strappandoli dall’esterno, con scale dei Vigili del Fuoco, poi i cellulari sequestrati e le identificazioni per chi legittimamente esprime contrarietà rispetto alle politiche di Salvini ed infine il bavaglio all’informazione con i casi Fazio e Radio Radicale. Ma dove ci vogliono portare?». 

Protesta su Facebook anche la vicepresidente del Pd e capogruppo dem in commissione Cultura alla Camera, Anna Ascani, la quale si chiede: «Il prossimo passo è il ritorno dell’Opera nazionale balilla? L’episodio di Palermo richiede immediati chiarimenti ufficiali del ministero dell’Istruzione. Qualcuno vuole trasformare la scuola italiana in una caserma?». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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