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Eolico e mazzette, il sottosegretario leghista Siri indagato per una tangente da 30 mila euro

Di Redazione |

PALERMO – Una mazzetta di 30mila euro. Sarebbe questa la tangente intascata dal sottosegretario ai Trasporti della Lega Armando Siri per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito gli imprenditori siciliani nel campo delle energie rinnovabili finiti oggi al centro di una inchiesta nata a Palermo su un imprenditore dell’eolico, Vito Nicastri, ritenuto vicino a Cosa nostra e più precisamente al superboss Matteo Messina Denaro. A consegnare il denaro a Siri sarebbe stato Paolo Arata, professore universitario, estensore del programma sull’energia della Lega e in affari, per i pm, con Nicastri.

L’emendamento però non è mai passato. Nonostante ciò Siri è indagato per corruzione dai pm di Roma. Siri, che non sapeva dei rapporti tra Arata e Nicastri, avrebbe ricevuto il denaro a casa del professore che sarebbe stato un suo grande sponsor nella politica. L’emendamento caldeggiato avrebbe dovuto fare retroagire i finanziamenti stanziati per le rinnovabili alla data di costituzione di una delle società di Nicastri che avrebbe potuto così beneficiarne.

Parallelamente all’indagine romana, la procura di Palermo ha ricostruito un giro di tangenti alla Regione siciliana per favorire Nicastri nell’ottenimento di alcune concessioni. E infatti sarebbero tre i pubblici ufficiali della Regione al momento coinvolti nell’indagine per corruzione per l’esercizio delle funzioni. 

Secondo quanto risulta, al momento nell’inchiesta dei pm palermitani sul giro di mazzette alla Regione siciliana per progetti relativi alle energie alternative sono indagati: Paolo Franco Arata, 69 anni, professore, consulente della Lega sull’energia ed ex parlamentare di Fi, il figlio Francesco Paolo, 39 anni che si era trasferito da Roma ad Alcamo; Giacomo Causarano, 70 anni; l’imprenditore Francesco Isca, 59 anni; Angelo Giuseppe Mistretta, 62 anni; Manlio Nicastri, 32 anni, figlio di Vito e Alberto Tinnirello, 61 anni, funzionario regionale, prima al Dipartimento dell’Energia. Sono accusati a vario titolo di corruzione e intestazione fittizia, Isca risponde di associazione mafiosa. Sono in corso perquisizioni negli uffici regionali.

Da quanto emerge invece dal decreto di perquisizione firmato dai pm di Roma nell’ambito dell’inchiesta palermitana, è in «alcune conversazioni» intercorse tra l’imprenditore Paolo Arata e il figlio Francesco che si fa «esplicitamente riferimento alla somma di denaro», 30 mila euro (“promessa o dazione”), «pattuito a favore di Armando Siri per la sua attività di sollecitazione dell’approvazione di norme» che avrebbe favorito lo stesso Arata. 

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi scrivono che «il fumus» a carico di Siri è legato anche ai «numerosi incontri tra gli indagati così come accertato dalla polizia giudiziaria – scrivono – attraverso appositi servizi di osservazione e alla incessante attività promossa dal medesimo Siri per l’approvazione delle norme, così come emergente da ulteriori conversazioni che Arata ha intrattenuto tanto con i suoi familiari e sodali nell’impresa, quanto con collaboratori del Siri e con altre persone coinvolte (con ruoli istituzionali e non) nella redazione delle stesse».

Su disposizione della procura questa mattina sono state svolte una serie di perquisizioni, in particolare in abitazioni riferibili ad Arata a Roma, Genova e Castellammare del Golfo, vicino a Trapani, in alcune auto e in una cassetta di sicurezza intestata all’imprenditore e alla moglie. Perquisizioni anche nella sede legale di quattro società a lui riconducibili.

Le mazzette ai funzionari pubblici

I funzionari pubblici  indagati sono Alberto Tinnirello, ex funzionario del Dipartimento Energia della Regione, Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato all’Energia, e il funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta.

Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dai pm, per dare gli informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi -Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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