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Nasce in Sicilia il più grande impianto d’Italia per la produzione di derivati della cannabis

Di Redazione |

RAGUSA – Al via i lavori per la realizzazione dello stabilimento di Canapar, l’impianto più grande in Italia per la produzione di oli essenziali e distillati di canapa industriale per usi farmaceutici e cosmetici. Ieri a Ragusa, la Canapar Srl, filiale italiana della canadese Canapar Corp, ha avviato ufficialmente la realizzazione dell’impianto con l’obiettivo di sviluppare e implementare la diffusione della canapa in Italia ed in Europa. “Abbiamo deciso di investire in Sicilia – spiega Sergio Martines, il siciliano Ceo di Canapar Corp – sia per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo che per la sua storia di regione principale produttrice di canapa industriale nel suo recente passato. Per la Sicilia, l’Italia e tutta l’Europa si stanno aprendo scenari importantissimi per il mercato della canapa e dei suoi derivati. Si stima che il mercato degli estratti della canapa crescerà di 2,1 miliardi di dollari entro il 2020, pari ad un incremento del 700% rispetto agli utili maturati dalle imprese nel 2016″.

Per l’impianto siciliano Canapar ha creato una rete di agricoltori nel Sud Italia, in Sicilia localizzata soprattutto nella Piana di Catania e nel Lentinese, per una superficie coltivata che complessivamente si aggira sui 300 ettari. Ma destinata ad espandersi in futuro. La rete, nata in otto mesi di continuo lavoro, ha visto anche la partnership di Confagricoltura Catania che ha spostato il progetto.

“La prospettiva ci è sembrata interessante – spiega Salvo Massimino, componente dell’Osservatorio canapa di Confagricoltura – e una decina di nostri associati hanno aderito, per circa 70 ettari da coltivare”. I contratti per gli agricoltori sono già pronti. Il prezzo di vendita del raccolto varia dai 4 ai 7 euro al chilo, in media 5 euro. “Dal grano si ricavano in media 300 euro/ettaro, sulla base delle esperienze prospettate da Canapar qui di parla quasi del doppio”, aggiunge Massimino. Resta il problema di restare entro i limiti di legge. “Infatti – conclude Massimino – si punta su varietà che hanno valori molto bassi di thc e cbd per tutelare gli agricoltori e prevenire spiacevoli sorprese”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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