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Siciliani in fuga dall’Isola, nel 2017 in 10.649 sono emigrati all’estero

Di Emanuela De Crescenzo |

ROMA – Sempre più italiani per scelta o necessità decidono di vivere all’estero. In prima fila sempre i giovani, ma crescono molto gli over 50. Il cambiamento in atto emerge dalla XIII edizione del Rapporto «Italiani nel Mondo 2018» della Fondazione Migrantes, e in particolare dai dati delle partenze nel 2017 che hanno visto 243 mila italiani, con una crescita del 3%, lasciare l’Italia, dei quali 52,8% per espatrio pari a 128.193 italiani.

Il 37,4% di chi parte (quasi 48 mila persone) ha tra i 18 e i 34 anni. Gli italiani tra i 35 ed i 49 anni sono un quarto del totale, poco più di 32 mila persone; ma le crescite più importanti le si notano dai cinquant’anni in su: +20,7% nella classe di età 50-64; +35,3% in quella 65-74 anni; +49,8% in quella 75-84 anni e +78,6% dagli 85 anni in su (pari a 1000 anziani). Tra gli over 50 ci sono quelli che partono perché rimasti senza lavoro, i genitori o nonni che raggiungono figli e nipoti costretti a vivere all’estero, i vedovi che tornano nel paese dove hanno vissuto per una vita ed il migrante cosiddetto “previdenziale” sia di lusso che povero. Nell’ultimo anno gli italiani sono partiti da 107 province andando in 193 località del mondo. Milano, Roma, Genova, Torino e Napoli sono le prime cinque province di partenza.

Complessivamente sono oltre 5 milioni gli italiani che vivono all’estero. Un numero che da 12 anni è in continua crescita: dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è, infatti, aumentata del 64,7% passando da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) ai 5.114.469 iscritti nel 1 gennaio 2018, l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti totali in Italia alla stessa data.

Anche se tra chi parte i maschi sono il 55% del totale, ci sono molte partenze dei nuclei familiari. A sottolinearlo, i 24.570 minori (il 19,2% del totale), di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e ben l’11,5% meno di 10 anni. La prima regione di partenza è la Lombardia (21.980) seguita, a distanza, dall’Emilia-Romagna (12.912), dal Veneto (11.132), dalla Sicilia (10.649) e dalla Puglia (8.816). La Germania (20.007) torna ad essere, quest’anno, la destinazione preferita distanziando il Regno Unito (18.517) che con oltre 6 mila arrivi in meno, registra dopo la Brexit un decremento del -25,2% e un aumento dei senzatetto italiani e dei connazionali che finiscono in centri psichiatrici. Il Portogallo, invece, registra la crescita più significativa (+140,4%), grazie ai «migranti previdenziali». Perché, come ha osservato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, migrare non è solo dovuto ad «una particolare congiuntura, ma un fondamentale diritto della persona». 

Tornando alla Sicilia, in particolare è la provincia di Agrigento a registrare il maggior numero di partenze: al primo gennaio 2018 risultavano aver cambiato residenza 154.979 agrigentini, che è il dato più alto dell’intera Sicilia e uno dei più alti in Italia. Se guardiamo indietro al 2012, ovvero a cinque anni fa, Migrantes registrava 144.946 iscritti, ovvero 10 mila in meno. La provincia di Agrigento si conferma comunque la prima in Sicilia per numero di residenti all’estero (ben 154.979, segue Catania, con 123.367), e rappresenta quasi un quinto del totale degli iscritti Aire dell’Isola (che sono 755.947), con una tendenza ovviamente al rialzo: rispetto all’ultima rilevazione gli agrigentini emigrati sono circa 1.600 in più.

Il numero complessivo di siciliani iscritti all’Aire, come detto, è di 755.947, così suddivisi per provincia di origine: Agrigento 154.979; Catania 123.367; Palermo 121.741; Messina 87.711; Enna 77.624; Caltanissetta 73.121; Trapani 44.772; Siracusa 42.987; Ragusa 29.654.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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