Cronaca
Con “quota 100” buco in organico: via 400 addetti, in tilt l’Inps Sicilia
PALERMO – La Sicilia dei paradossi riesce a subire danni persino da un provvedimento positivo come la “quota 100” che dovrebbe permettere il pensionamento nel 2019 dei lavoratori che hanno maturato 62 anni d’età e almeno 38 di contributi. A pagare un conto salato potrebbero essere l’Inps Sicilia e tutti gli utenti dell’Isola: in un colpo solo lascerebbero l’istituto ben 400 funzionari amministrativi in un organico già carente di 500 unità. Si verrebbe a creare un “buco” di 900 lavoratori che bloccherebbe il funzionamento dei servizi. In atto non c’è come rimpiazzarli, bisogna aspettare la conclusione dei concorsi banditi per avere qualche rinforzo “fresco”. Inoltre, l’Inps nazionale ha deciso accorpamenti di bacini territoriali, con chiusure di uffici che rischiano di isolare “fette” di popolazione. Ma da Roma non ci sono segnali né per rafforzare il ruolo dei patronati, che potrebbero supplire agli sportelli Inps soppressi, né – almeno fino ad ora – per rispondere a 60 dipendenti di Comuni e di enti statali che nel corso di quest’anno hanno chiesto il trasferimento con assegnazione a sedi dell’Inps in Sicilia.
L’allarme è stato lanciato dal segretario regionale dell’Ugl, Giuseppe Messina, dopo l’incontro col nuovo presidente del comitato regionale dell’istituto, Mimmo Binaggia, e col direttore regionale, Sergio Saltalamacchia. Messina chiede «un cambio di marcia ed un nuovo approccio culturale da parte dei vertici nazionali dell’Inps», cioè completare i concorsi e sbloccare la mobilità di dipendenti da altre amministrazioni pubbliche.
Sommando le notizie del sindacato e quelle acquisite all’interno dell’Inps, ecco il quadro della situazione. L’Inps Sicilia, su una pianta organica di 2.500 unità, attualmente può contare su 2.040 dipendenti in servizio, quindi quasi 500 in meno del dovuto. «Con questi numeri sia pure ridottissimi – spiega il presidente, Mimmo Binaggia – grazie alla riorganizzazione degli uffici e del lavoro e agli sforzi di tutti i dipendenti, siamo riusciti a raggiungere tutti gli obiettivi del 2018. Quindi il massimo risultato col minimo storico di personale. Una situazione di cui siamo orgogliosi, essendo l’Inps in Sicilia fra i primi d’Italia per produttività e per richieste di prestazioni. Gli sforzi ci hanno premiato e guardavamo al futuro con fiducia».
Invece a “guastare la festa” arriverebbe la tegola della “quota 100”. In pratica, se sarà confermata in manovra la misura con le tre finestre di uscita nel corso del 2019, di colpo la macchina amministrativa dell’Inps nell’Isola vedrà venire meno altri 400 addetti e l’organico scenderà a 1.600 unità. Il “vuoto” di 900 posti «metterà in ginocchio – denuncia Giuseppe Messina – l’erogazione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali».
Binaggia ammette: «Se tutto ciò dovesse essere confermato dai fatti, ci troveremmo improvvisamente in grosse difficoltà. L’impatto della “quota 100” potrebbe essere pesante. Bisognerà vedere come riattivare il turn over». Ma non sembra facile. La novità ha colto di sorpresa anche l’Inps nazionale, che in base ai requisiti vigenti della legge Fornero aveva calcolato per il 2019 appena 500 pensionamenti fra i propri dipendenti in tutta Italia, e aveva bandito un primo concorso a fine 2017 per 967 funzionari amministrativi e quest’estate un concorso per 967 “consulenti della protezione sociale”. Una goccia nel mare. Infatti, con “quota 100” andrebbero in pensione il prossimo anno ben 4.000 dipendenti dell’istituto. Quindi, bisogna “cucinare” con le professionalità che verranno fuori dai concorsi. «Noi stimiamo che alla Sicilia potrebbero essere assegnate circa 100 unità – osserva Mimmo Binaggia – con questi rinforzi potremmo fare fronte all’emergenza immediata».
Ma c’è dell’altro, come riferisce l’Ugl: «L’erogazione del Reddito di inclusione (Rei) – dice Messina – e la possibile introduzione del reddito di cittadinanza impongono di rivedere la dotazione organica e implicano la necessità di potenziare il personale in Sicilia per evitare uno tsunami dagli effetti disastrosi». Serve, cioè, «una nuova strategia – aggiunge Giuseppe Messina – che impatti positivamente rispetto alla scelta di decentramento territoriale dell’Istituto, approvato con determinazione presidenziale e attuata con la circolare 96 del 21 settembre scorso che indica nuovi parametri di fattibilità, attraverso la rivisitazione dei bacini d’utenza, che comporteranno chiusure ed accorpamenti che, in Sicilia, rischiano di isolare interi territori dalla erogazione delle prestazioni Inps».
Per ovviare basterebbe dare il via libera alle 60 domande di trasferimento all’Inps presentate da dipendenti di Comuni ed enti statali: «Il problema è di valutazione politica – chiosa Mimmo Binaggia – è la politica che, sentiti i sindacati, deve decidere se aprire o meno questa maglia o proseguire solo con i concorsi. Qualcuno di questi secondo me potrebbe transitare all’Inps, verificando spostamenti di sede e mobilità territoriale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA