Ucraina-Russia
Zelensky al Congresso Usa: «Il nostro 11 settembre da 3 settimane». E continua a chiedere la “No fly zone”
Il presidente ucraino accolto con una standing ovation. Putin dal canto suo ribadisce che le operazioni militari in Ucraina "proseguono con successo", ma l’obiettivo non è l’occupazione
Gli occhi del mondo sono puntati sul nuovo tavolo di trattativa fra Russia e Ucraina, previsto per oggi, nella speranza di un compromesso che porti ad una tregua. I margini per un successo restano ancora molto limitati, ma il Financial Times anticipa una bozza di piano di pace in 15 punti che include la rinuncia da parte dell’Ucraina alla Nato e la promessa di non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da alleati quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia. Le Borse sperano nella tregua e volano, l’Europa sale del 4%.
Prosegue intanto l’attività militare sul campo, mentre il presidente ucraino Zelensky e quello russo Putin hanno fatto sentire con forza la propria voce a sostegno delle rispettive posizioni.
Zelensky è intervenuto in videoconferenza al Congresso Usa, ribadendo le richieste di un maggiore coinvolgimento dell’Occidente nel conflitto. «Kiev è vittima dei bombardamenti dei russi tutti i giorni, ma noi non molliamo, come tutte le altre città», ha detto sottolineando che il suo Paese «vive l’11 settembre da tre settimane». Ha poi ribadito l’appello per una "No-fly zone" e si è rivolto direttamente al presidente Usa Biden: «Essere il leader del mondo vuol dire essere leader della pace». Incontrando poi il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan, gli ha chiesto di riconoscere la Russia come «Stato terrorista».
A strettissimo giro è arrivata, quasi in risposta, la presa di posizione di Putin, che ha rivendicato le ragioni di Mosca in una serie di dichiarazioni riportate dalla Tass: il leader del Cremlino ha sostenuto che le operazioni militari in Ucraina "proseguono con successo", ma l’obiettivo non è l’occupazione, ed ha evidenziato che a subire «un vero genocidio» sono stati gli abitanti del Donbass per 8 anni. Ha inoltre chiesto agli Usa di fermare le forniture di armi all’Ucraina ed ha accusato l’Occidente di agire verso la Russia come «con i pogrom», le persecuzioni verso le minoranze religiose. Si susseguono intanto gli sforzi di tutte le diplomazie mondiali. Il ministro degli Esteri italiano Di Maio ha affermato che «dobbiamo portare Putin ad accettare un accordo al tavolo», ma ha accusato Mosca: «Zelensky sulla neutralità dell’Ucraina e sul Donbass aveva già aperto una settimana fa ma è la Russia che ogni volta inventa motivazioni per sottrarsi alla chiusura dell’accordo». Il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva parlato in precedenza di «un margine di speranza di raggiungere un compromesso», ricordando che uno status di neutralità sul modello dell’Austria o della Svezia è «seriamente considerato». La Turchia da parte sua si è detta disponibile ad ospitare un vertice fra gli stessi Zelensky e Putin.
Al ventunesimo giorno dell’invasione, le forze militari russe continuano a non avanzare in modo significativo sul terreno, ma sembrano intensificare i bombardamenti sul fronte meridionale, particolarmente contro Odessa – terza città e principale porto del Paese – e Mariupol, nonché sugli altri centri urbani, in primis Kiev e Kharkiv. Due civili sarebbero stati uccisi proprio a Kharkiv, altri dieci sarebbero stati colpiti mentre erano in coda per il pane a Chernihiv, vicino al confine con la Bielorussia. Le forze ucraine intanto hanno rivendicato l'uccisione di un quarto generale russo nei pressi di Mariupol e denunciato il rapimento, da parte degli occupanti, del sindaco della città portuale ucraina di Skadovsk Oleksandr Yakovlev e il suo vice Yuri Palyukh, poi rilasciati.
Resta escluso il coinvolgimento degli eserciti occidentali e l'ipotesi è stata scartata in maniera netta dal portavoce del governo tedesco: «Nessun militare e nessun elemento del personale della Nato dovrà entrare in Ucraina. Su questo abbiamo una chiara linea rossa». Ed anche Di Maio ha chiarito che «il nostro esercito è preparato, ma non vogliamo una guerra. Non possiamo impegnare i nostri soldati sul campo in Ucraina ma sosteniamo gli ucraini». La Camera ha approvato intanto un ordine del giorno che impegna il governo ad «avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il 2% del Pil». Indicazioni negative sugli sviluppi del conflitto arrivano da fonti finanziarie, secondo le quali alcuni investitori che attendevano per oggi il pagamento delle cedole su due bond in dollari non hanno ancora ricevuto le somme attese. Il pagamento potrebbe arrivare nelle prossime ore e comunque a Mosca è concesso un «periodo di grazia» di un mese prima del default conclamato. L’agenzia di rating Fitch però avverte: il pagamento "in valuta locale" delle cedole sugli Eurobond in dollari statunitensi della Russia rappresenterebbe «un default sovrano, alla scadenza del periodo di grazia». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA