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Torna libera dopo 52 anni di carcere una degli Angeli della Morte di Charles Manson
Potrebbe tornare in libertà (condizionata) tra un paio di settimane la 72enne Leslie Van Houten, uno degli angeli della morte della famigerata setta di Charles Manson, che seminò panico e orrore nella Los Angeles di fine anni ’60, un capitolo sadico rievocato nel 2019 da Quentin Tarantino nel film ‘C’era una volta a Hollywood’.
A spianare la strada alla scarcerazione è la rinuncia di Gavin Newsom a impugnare la decisione di una corte d’appello statale di concedere la libertà vigilata alla detenuta, che da 52 anni sta scontando una condanna all’ergastolo per un duplice omicidio.
Il governatore democratico della California si era opposto già tre volte sostenendo che la detenuta non ha dato una spiegazione adeguata e coerente del suo coinvolgimento nella vicenda e che pone ancora un pericolo per la società. Ma ora, pur dicendosi “deluso» dalla decisione dei giudici, preferisce non insistere ritenendo «improbabile» una vittoria alla corte suprema statale.
La corte d’appello aveva respinto il suo ultimo ‘nò evidenziando che la donna «ha dimostrato straordinari sforzi riabilitativi, comprensione, rimorso, piani realistici per la libertà condizionale, sostegno di familiari e amici, rapporti istituzionali favorevoli» e che ha già ricevuto quattro successive decisioni favorevoli alla sua libertà condizionata. I giudici avevano anche sottolineato che Van Houten aveva spiegato di essere caduta sotto l’influenza di Manson dopo un’adolescenza difficile: il divorzio dei genitori, l’abuso di alcol e droga, un aborto forzato.
«È emozionata e sopraffatta, grata che le persone riconoscano che non è la stessa persona di quando commise gli omicidi», ha commentato la sua avvocata Nancy Tetreault.
Van Houten era appena maggiorenne quando conobbe Manson in una comune in California nel 1968, entrando a far parte di quella che i suoi seguaci battezzarono La Famiglia: un culto di sesso e omicidi seriali satanici che lasciò una orribile scia di sangue a Los Angeles. Il massacro più noto ed efferato fu quello di Cielo Drive. Era la notte tra l’8 e il 9 agosto del 1969. Quattro membri della Famiglia entrarono nella casa al numero 10050 di quel viottolo, dove c’era stata una festa organizzata dalla giovane attrice Sharon Tate, 26 anni, da poco sposata con il regista Roman Polanski. Armati di revolver calibro 22, coltelli da cucina e una corda di nylon, gli adepti uccisero l’attrice, incinta di otto mesi e mezzo, insieme a tre amici e a un ragazzo di 18 anni che stava lasciando l’abitazione del custode. Polanski era a Londra. Gli omicidi furono commessi da tre membri della setta, ma non da Van Houten, che invece entrò in azione il giorno dopo, macchiandosi dell’uccisione di Leno LaBianca, titolare italo-americano di un supermercato, e di sua moglie Rosemary.
Lei, Manson e altri cinque membri della Family (di cui tre donne) penetrarono nella casa e svegliarono Leno, assopito sul divano in salotto, puntandogli una pistola in volto. L’uomo fu rassicurato che non gli avrebbero fatto del male e che volevano solo derubarlo. Invece gli legarono le mani, lo accoltellarono e incisero la parola war sul suo petto, lasciando un forchettone da cucina infilzato nella pancia e un coltello da bistecca nella gola. Le quattro ragazze poi scrissero messaggi sulle pareti del soggiorno usando il suo sangue: «Death to pigs» (Morte ai porci) e «Rise» (Insorgete).
Nel frattempo la banda aveva inferto 41 coltellate anche alla moglie rimasta nella camera da letto, incappucciandola prima con una federa legata al collo col filo della lampada da comodino.Dopo gli omicidi, gli assassini rimasero nella casa, mangiarono del cibo preso dal frigorifero dei LaBianca e si fecero la doccia prima di ritornare in autostop. Di tutte le persone coinvolte nei delitti della Family, Van Houten sarà la prima a uscire dalla cella: agli altri è stata negata la libertà condizionata, mentre Manson e un altro seguace sono morti in carcere.Newsom non impugnerà la scarcerazione di Leslie Van Houten (di Claudio Salvalaggio)(ANSA) – WASHINGTON, 08 LUG – Potrebbe tornare in libertà (condizionata) tra un paio di settimane la 72enne Leslie Van Houten, uno degli ‘angeli della mortè della famigerata setta di Charles Manson, che seminò panico e orrore nella Los Angeles di fine anni ’60, un capitolo sadico rievocato nel 2019 da Quentin Tarantino nel film ‘C’era una volta a Hollywood’. A spianare la strada alla scarcerazione è la rinuncia di Gavin Newsom a impugnare la decisione di una corte d’appello statale di concedere la libertà vigilata alla detenuta, che da 52 anni sta scontando una condanna all’ergastolo per un duplice omicidio. Il governatore democratico della California si era opposto già tre volte sostenendo che la detenuta non ha dato una spiegazione adeguata e coerente del suo coinvolgimento nella vicenda e che pone ancora un pericolo per la società. Ma ora, pur dicendosi “deluso» dalla decisione dei giudici, preferisce non insistere ritenendo «improbabile» una vittoria alla corte suprema statale.La corte d’appello aveva respinto il suo ultimo ‘nò evidenziando che la donna «ha dimostrato straordinari sforzi riabilitativi, comprensione, rimorso, piani realistici per la libertà condizionale, sostegno di familiari e amici, rapporti istituzionali favorevoli» e che ha già ricevuto quattro successive decisioni favorevoli alla sua libertà condizionata. I giudici avevano anche sottolineato che Van Houten aveva spiegato di essere caduta sotto l’influenza di Manson dopo un’adolescenza difficile: il divorzio dei genitori, l’abuso di alcol e droga, un aborto forzato.«È emozionata e sopraffatta, grata che le persone riconoscano che non è la stessa persona di quando commise gli omicidi», ha commentato la sua avvocata Nancy Tetreault.Van Houten era appena maggiorenne quando conobbe Manson in una comune in California nel 1968, entrando a far parte di quella che i suoi seguaci battezzarono ‘La Famiglià: un culto di sesso e omicidi seriali satanici che lasciò una orribile scia di sangue a Los Angeles. Il massacro più noto ed efferato fu quello di Cielo Drive. Era la notte tra l’8 e il 9 agosto del 1969. Quattro membri della Famiglia entrarono nella casa al numero 10050 di quel viottolo, dove c’era stata una festa organizzata dalla giovane attrice Sharon Tate, 26 anni, da poco sposata con il regista Roman Polanski. Armati di revolver calibro 22, coltelli da cucina e una corda di nylon, gli adepti uccisero l’attrice, incinta di otto mesi e mezzo, insieme a tre amici e a un ragazzo di 18 anni che stava lasciando l’abitazione del custode. Polanski era a Londra. Gli omicidi furono commessi da tre membri della setta, ma non da Van Houten, che invece entrò in azione il giorno dopo, macchiandosi dell’uccisione di Leno LaBianca, titolare italo-americano di un supermercato, e di sua moglie Rosemary. Lei, Manson e altri cinque membri della ‘Family’ (di cui tre donne) penetrarono nella casa e svegliarono Leno, assopito sul divano in salotto, puntandogli una pistola in volto. L’uomo fu rassicurato che non gli avrebbero fatto del male e che volevano solo derubarlo. Invece gli legarono le mani, lo accoltellarono e incisero la parola «war’ sul suo petto, lasciando un forchettone da cucina infilzato nella pancia e un coltello da bistecca nella gola. Le quattro ragazze poi scrissero messaggi sulle pareti del soggiorno usando il suo sangue: «Death to pigs» (Morte ai porci) e «Rise» (Insorgete). Nel frattempo la banda aveva inferto 41 coltellate anche alla moglie rimasta nella camera da letto, incappucciandola prima con una federa legata al collo col filo della lampada da comodino.Dopo gli omicidi, gli assassini rimasero nella casa, mangiarono del cibo preso dal frigorifero dei LaBianca e si fecero la doccia prima di ritornare in autostop. Di tutte le persone coinvolte nei delitti della Family, Van Houten sarà la prima a uscire dalla cella: agli altri è stata negata la libertà condizionata, mentre Manson e un altro seguace sono morti in carcere. (ANSA).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA