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Salvator mundi, come il quadro più costoso del mondo è finito sullo yacht del principe saudita

Di Alessandra Baldini |

NEW YORK – Il quadro più costoso della storia, il «Salvator Mundi» di cui si erano misteriosamente perse le tracce dopo una clamorosa vendita all’asta da Christie’s nel 2017 a New York, sarebbe finito su un mega-yacht. Secondo il sito ArtNet.com, che cita due fonti non identificate «coinvolte nella transazione», il dipinto, attributo con molti dubbi a Leonardo Da Vinci, è approdato sul panfilo «Serene» di proprietà del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

Un altro principe saudita, Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud, avrebbe acquistato il quadro per conto di Salman per la cifra stratosferica di 450 milioni di dollari. Lo yacht dell’uomo forte di Riad, costruito da Fincantieri e pagato nel 2015 500 milioni di euro, si trovava alla fine di maggio nel Mar Rosso al largo di Sharm el-Sheik, secondo informazioni raccolte dall’agenzia Bloomberg. Non è inconsueto che un super-ricco decori con fragili opere-trofeo la sua imbarcazione extralusso: l’uomo d’affari britannico e padrone della squadra dei Tottenham, Joe Lewis, ha appeso un «Trittico» di Francis Bacon stimato 70 milioni di dollari a bordo del suo yacht «Aviva».

ArtNet sostiene che il «Salvator Mundi» resterà a bordo del «Serene» fino all’inaugurazione di un nuovo polo museale (una «Disneyland dell’arte» nella definizione del sito web) che i sauditi intendono creare nella regione di Al-Ula: il progetto sarebbe ancora nelle sue fasi preliminari.

Il quadro era stato battuto da Christie’s nel novembre 2017. Un mese dopo l’asta, il ministero della cultura degli Emirati aveva annunciato che sarebbe stato esposto nel nuovo Louvre di Abu Dhabi disegnato da Jean Nouvel, ma a sorpresa lo scorso settembre l’attesa presentazione era stata cancellata. Mentre cresceva il giallo, sono aumentati anche i dubbi sull’attribuzione del quadro a Leonardo: secondo Carmen Bambach del Metropolitan Museum, una delle massime esperte al mondo del maestro toscano, il quadro sarebbe opera di Giovanni Antonio Boltraffio, un assistente, con «solo pochi ritocchi» di mano di Leonardo. L’attribuzione della Bambach, contenuta in un monumentale saggio in quattro volumi che uscirà negli Usa il 25 giugno, si basa su vari fattori, incluso quello di aver visto il dipinto durante l’ultimo restauro nel 2007: «So quanto fosse danneggiato». La storica dell’arte ha contestato anche la tesi che il quadro avrebbe potuto far parte del collezioni di re Carlo primo: «Non c’è documentazione fino a metà Ottocento».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA