LONDRA – Un ennesimo scandalo, questa volta fatale. Il principe Andrea, terzogenito della regina Elisabetta ed eterna pecora nera della sua generazione nella famiglia reale britannica, lascia la vita pubblica, travolto dalla bufera sulle frequentazioni con Jeffrey Epstein, il magnate americano sospettato di pedofilia e abusi sessuali morto di recente suicida – in circostanze assai opache – in un carcere Usa. L’annuncio è stato dato da lui stesso in un comunicato diffuso stasera dalla corte.
Formalmente il duca di York, 59 anni, protagonista già in passato del turbolento matrimonio con la “rossa” Sarah Ferguson, si fa da parte temporaneamente per “il prossimo futuro». Ma in realtà si tratta di un’uscita di scena sine die da qualunque incarico ufficiale in rappresentanza della ‘firm’ – come viene definita la Royal Family – e da tutte le attività di patrocinio di istituzioni culturali, fondazioni o progetti caritativi. Un addio deciso con il consenso e «il permesso» di sua madre: segnale del fatto che anche la 93enne sovrana, irritata o quanto meno prostrata dai più recenti passi falsi di questo figlio, il secondo maschio dopo l’erede al trono Carlo, ne ha giudicato non più difendibile la posizione.
Nella dichiarazione diffusa oggi, Andrea ha espresso per la prima volta esplicitamente «profonda» solidarietà verso le vittime di Epstein ammettendo di aver provocato «una grande perturbazione» in casa Windsor per i suoi legami con il defunto finanziere, chiacchieratissimo da anni. Mentre si è detto pronto ad «aiutare ogni organo investigativo competente nelle indagini, se richiesto». «Continuo a rammaricarmi inequivocabilmente per la mia malaccorta frequentazione con Jeffrey Epstein, il cui suicidio ha lasciato molti interrogativi senza risposta, in particolare fra le vittime», ha scritto il duca nel mea culpa pubblico consegnato al comunicato di queste ore, dopo il fallimentare tentativo di autodifesa – fra mezze frasi e giustificazioni improbabili – dell’intervista concessa alla Bbc nel fine settimana. Nell’intervista il principe aveva negato “categoricamente» di aver mai fatto sesso con Virginia Roberts Giuffre, la giovane donna finita nelle grinfie di Epstein non ancora maggiorenne che adesso gli rinfaccia d’aver approfittato di lei tre volte in altrettante residenze del tycoon (a Londra, a New York, su un’isola caraibica). Ma balbettando poi di «non ricordare» se l’avesse mai incontrata, sullo sfondo di un atteggiamento parso a tutti gli osservatori poco convincente, e a tratti arrogante. E denunciato come sospetto dalle stesse vittime e dai loro avvocati, fra richieste di scuse e intimazioni a collaborare con l’Fbi e gli inquirenti che continuano a indagare sul caso Epstein e sulle ‘schiave del sessò da lui messe negli anni apparentemente ‘a disposizionè di una schiera di amici ricchi e potenti dell’establishment.
Finché, a mettere definitivamente il duca di York con le spalle al muro, non sono arrivate in patria le defezioni imbarazzate di università e aziende (ultima il colosso delle telecomunicazioni Bt), costrette a rescindere qualsiasi rapporto di partnership con progetti legati al nome dell’ormai impresentabile Andrea. Oltre ai nuovi dubbi sulla veridicità dell’affermazione del principe d’aver conosciuto Epstein nel ’99, smentita a quanto sembra da una lettera del suo segretario al Times datata 2011 nella quale l’incontro veniva fatto invece risalire ai «primi anni ’90». Troppe ombre anche per la capacità di copertura della monarchia (cui proprio ieri il leader laburista Jeremy Corbyn ha osato chiedere, rompendo ogni tabù, di fare qualche «piccolo miglioramento”) agli sgoccioli di un 2019 che per la vecchia regina rischia di concludersi come un vero incubo: un altro «annus horribilis», dopo il disastroso 1992 culminato nella crisi fra Carlo e Diana.