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L'intervista

«Noi siciliani all’estero dimenticati: la Regione sappia ascoltarci»

Vincenzo Arcobelli, una “voce” dei siciliani d’America, reclama più attenzione 

Di Giovanna Genovese |

La politica della Regione Siciliana è «insensibile e fallimentare nei riguardi dei siciliani all’estero e delle loro rappresentanze associative. Troppe chiacchiere, a volte arricchite da proclami teorici e accordi, firmati sì ma senza un seguito concreto». Lo scontento serpeggia tra le associazioni dei siciliani all’estero. Le parole non lasciano dubbi. Approfondiamo l’argomento con Vincenzo Arcobelli esponente in Nord America della Comunità siciliana e rappresentante al consiglio generale degli italiani all’estero.

Comandante Arcobelli, a distanza di 17 mesi dai colloqui istituzionali tra i rappresentanti delle Associazioni dei siciliani all’estero e l’assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro con delega all’Emigrazione, sono stati fatti passi avanti? «No. I risultati a oggi sono  scoraggianti. In realtà dopo una galoppata entusiastica dell’assessore con delega all’Emigrazione, Antonio Scavone, e svariati incontri avvenuti da remoto a causa della pandemia con   rappresentanti e delegati delle Associazioni siciliane, la nuova avventura ha seguito la medesima orbita delle precedenti».

Il 30 settembre è scaduto il bando per il rinnovo della consulta regionale dell’Emigrazione… «Già. Un disastro. Zero comunicazioni, tanto che in molti lo hanno appreso casualmente. E, come se non bastasse  il bando era povero di informazioni, non pubblicava i requisiti per partecipare, e sul link di riferimento era scritto: pagina non trovata. Insomma, lei parla di passi avanti, io dico mille indietro».

Più volte lei ha chiesto a gran voce la riattivazione della consulta regionale dell'emigrazione siciliana ferma da anni. «Sì, ho detto infatti che è un dovere morale, di volontà politica e istituzionale, soprattutto in un momento come questo di diffusa crisi economica accentuata dalla pandemia. Vede, i siciliani nel mondo, le associazioni siciliane che operano attivamente all'estero e i loro rappresentanti, sono una grande risorsa per la Sicilia e come tale meritano rispetto: portano avanti con dignità iniziative volte a preservare e promuovere l'identità e la cultura della nostra Isola, considerata tra le più belle del mondo. A tale proposito, ricordo nella primavera del 2020, su iniziativa dell’assessore Scavone, si aprì un tavolo di lavoro composto dai rappresentanti delle Associazioni con sede sia in Sicilia sia all'estero a cui ho dato un contributo. Nell’unità di intenti – ovviamente solo a parole – si condivisero alcuni punti sostanziali.  In primo piano una legge che rinnovasse tale organismo rendendolo più snello, operativo ed efficiente. Ricordo che l’assessore Scavone si impegnò a presentare alla Regione Siciliana una proposta di legge che avrebbe favorito gli iniziali obiettivi di un rinnovo della Consulta. Per la verità mi giunse voce che la proposta cominciò l’iter per poi bloccarsi inspiegabilmente nei meandri del palazzo. Tengo a precisare che non si chiedevano fondi anche nel rispetto di molte altre priorità. Qualche settimana dopo, invece alcuni parlamentari tentarono di inserire in Finanziaria emendamenti proprio per destinare risorse su progetti che non credo avrebbero migliorato l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica».

Perché questa inversione di rotta? «È ciò che in molti si chiedono. Posso dire che non c’è stata l’insistenza dovuta dell’esponente di governo con delega all’emigrazione. Insomma, il suo impegno preso non riflette la promessa pubblica fatta  ai rappresentanti delle Associazioni dei Corregionali all’estero, e lascia per l’ennesima volta l’amaro in bocca, con una decisione, quella del bando, che va nella direzione opposta».

Strano. Ricordo che nei primi mesi del 2020 ci fu una visita ufficiale in New Jersey del presidente Nello Musumeci, il quale durante un appassionato discorso chiese aiuto ai corregionali d'America. «Proprio così. Il governatore ci chiedeva aiuto, affermando che la Sicilia ha assoluto bisogno dei siciliani all'estero. E io personalmente, e alcune organizzazioni consolidate  abbiamo dato la nostra disponibilità purché ci fosse una solida concretezza. Insomma, voglio dire, bisogna studiare strategie e creare incentivi per le imprese siciliane operanti all’estero, per incrementare le opportunità nel turismo di ritorno, nel settore produttivo, degli investimenti, dall’energia all'agricoltura all’innovazione tecnologica industriale e manifatturiera, nonché all’esportazione con il Made in Sicily. Ci potrebbero essere investitori che creerebbero posti di lavoro, per i nostri corregionali, qualora ovviamente ci fosse un solido riscontro. Mi creda, sono profondamente amareggiato. Pur stimando Musumeci per la sua storia politica, devo purtroppo evidenziare che alle lettere ufficiali – in cui chiedevamo di farci arrivare  quanto promesso, e cioè la documentazione con i piani industriali e di incentivi per investitori provenienti dall'estero – a oggi nessuno ha risposto. E dire che noi tra l’altro siamo sempre ben disposti a collaborare senza nulla pretendere in cambio. Bah. Una visione miope che fa perdere preziose opportunità. Per quanto mi riguarda continuerò a difendere i diritti civili e politici, la dignità e l'italianità dei nostri corregionali e connazionali al di sopra delle parti e dei partiti politici».    COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA