L’Italia non è riuscita a strappare il Golden Goblet Awards con l’unico documentario nostrano (Fort Apache) presente in concorso al festival internazionale del cinema di Shanghai, ma la 24esima edizione della gara cinese ha visto comunque presenti 28 film italiani nelle sale per una settimana e la presenza di quattro film siciliani: La leggenda del pianista sull'oceano e Una pura formalità di Giuseppe Tornatore, Le sorelle Macaluso della palermitana Emma Dante e Notturno prodotto da Donatella Palermo. Il cinema siciliano ha anche un primato, la leggenda del pianista sull’oceano, infatti, ha esaurito tutti i biglietti in prevendita online in 37 minuti. Sold out, successivamente, anche per Una pura formalità e Notturno. Il SIFF non è stato l’unico promotore di sicilianità durante il mese di giugno, in proiezione scorsa nei cinema cinesi, al di fuori del festival, anche Nuovo Cinema Paradiso, proiettato per la prima volta sui grandi schermi del Paese.
“Credo che la presenza nelle sale cinesi di Nuovo Cinema Paradiso – ha detto il critico cinematografico Marco Müller, ex direttore artistico della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e giurato quest’anno del SIFF – sia estremamente significativa. Sono diverse le persone che non hanno una grande conoscenza del cinema italiano e negli ultimi giorni tutti quelli che ho incontrato e che sono andati al cinema questa settimana a vedere il film di Tornatore mi hanno detto che hanno pianto e si sono commossi”. Müller, che con l’Asia ha una relazione molto particolare da anni, ha anche un legame che lui reputa molto speciale con la Sicilia, essendo, da parte del nonno, per un quarto, siciliano. Per tanti anni la Sicilia in Cina, a livello cinematografico, è stata associata con il film Malena e il cinema italiano in genere con Monica Bellucci.
“Queste persone – ha continuato il critico – appartenevano di solito alla generazione dai 40 anni in su, ma oggi, come mi confermava ieri anche uno degli altri giurati, è tornato in voga anche tra i più giovani. Malena non è mai uscito ufficialmente in Cina, quindi è stato anche un film che ha avuto il profumo di proibito e che quindi ha catturato la fantasia di almeno due generazioni di cinesi".
A causa dell’epidemia il festival, di solito affollatissimo di giovani, ha dovuto spostare la vendita dei biglietti online e aggiungere diverse restrizioni. Secondo gli organizzatori sono stati venduti 270 mila biglietti nelle prime 5 ore di prevendita, il 5 giugno. Le grandi produzioni cinesi stesse hanno avuto dei rallentamenti e hanno dovuto fare i conti con l’epidemia. “In alcune delle province – ha raccontato Marco Müller – tanto a nord che a sud, ci sono stati dei casi di contagio, quindi i set si sono praticamente trasformati in dei giganteschi ospedali da campo, dovendo fare i test all’intera troupe ogni due-tre giorni. Il SIFF stesso, che è sempre stato un evento cinematografico cruciale per i giovani cinesi, ha subito un rallentamento. Negli anni, migliaia di studenti hanno fatto la fila la notte prima dell’apertura del botteghino per accaparrarsi i biglietti di quei film stranieri che magari poi non sarebbero usciti nelle sale cinesi o che comunque non sarebbero stati nella versione integrale che il festival presenta. Quest’anno, a causa del COVID, è stato tutto razionalizzato, con l’attivazione della vendita online e il dimezzamento dei posti nelle sale, quindi sento molto meno l’atmosfera bollente che invece avevo percepito in tante edizioni del passato. Nonostante tutto l’attenzione di chi ha meno di 25 anni per questo evento è sempre molto grande”.
Nonostante l’assenza di lungometraggi italiani in concorso al festival Marco Müller è molto positivo per il futuro del cinema italiano in Cina. “Non è stata bella – ha continuato l’ex direttore del Festival di Venezia – l’assenza di film italiani nel concorso principale. Ho già visto molti dei film italiani che stanno finendo la lavorazione, perché continuo a programmare la parte internazionale del festival di Pingyao, che ho creato insieme con il regista cinese Leone d'oro a Venezia, Jia Zhangke (N.d.R. Still Life nel 2006), e ho visto già delle cose bellissime che sono già annunciate per Cannes o che stanno scaldando i muscoli per Venezia. Il SIFF è stato e resta comunque una grande piattaforma per il cinema italiano in Asia”.