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La tregua per i corridoi umanitari non parte. Putin: «Impedita dai nazionalisti ucraini» Ma per sindaco di Mariupol “Ci sono violazioni”

La Russia aveva concesso la tregua per una durata di cinque ore ma secondo fonti ucraine i bombardamenti continuano anche sul percorso previsto per l'evacuazione dei civili

Di Redazione |

Dopo dieci giorni di guerra, il primo segnale di distensione in Ucraina stenta oggi a diventare realtà. Mosca, infatti, ha annunciato una tregua di 5 ore (dalle 9.00 alle 14.00 GMT, le 10.00 e le 15.00 in Italia) per aprire corridoi umanitari e permettere l’evacuazione dei civili da Mariupol e Volnovakha, due località sotto assedio e sottoposte a intensi bombardamenti, ma di fatto finora l’iniziativa non è mai partita. 

Le autorità di Mariupol – città strategica nel sud del Paese, la cui conquista permetterebbe ai russi di creare un corridoio fra la Crimea e i territori separatisti in Ucraina – hanno informato che l’evacuazione dei civili è stata rinviata, a causa di multiple violazioni della tregua da parte delle forze russe, che continuano a bombardare la città e i dintorni, sul percorso previsto per il corridoio umanitario. Putin ha invece affermato: «Il lavoro dei corridoi umanitari, in particolare di quello di Mariupol, viene impedito dai  nazionalisti ucraini". E ancora: «Le conseguenze di un eventuale conflitto fra la Russia e la Nato, se questo dovesse accadere, sono chiare a tutti».

Ancora più preoccupante la situazione a Volnovakha, dove non si hanno notizie di possibili evacuazioni e un deputato locale denuncia che il 90% della città è stato danneggiato dai bombardamenti, «i cadaveri giacciono non raccolti e le persone che si nascondono nei rifugi stanno finendo il cibo». Secondo il ministro degli Esteri russo Lavrov, invece, l’evacuazione delle due città non è andata avanti perché "non si è presentato nessuno". 

Questi corridoi umanitari rappresentavano il primo e unico risultato dei colloqui fra russi e ucraini, che questo week end dovrebbero arrivare al loro terzo round. Ma a raffreddare le speranze in quanto a un possibile risultato positivo c'ha pensato ancora una volta Lavrov, secondo il quale «sembra che l'Ucraina inventi sempre dei motivi per aggiornare i termini" della trattativa. «Zelensky è dispiaciuto che la Nato non intervenga, vuol dire che non vuole risolvere il conflitto con la diplomazia», ha aggiunto il ministro degli Esteri di Putin, accusando il presidente ucraino di essere preda di «una frenesia militarista».  A complicare la situazione, inoltre, è la notizia – data finora solo dalla Ukrainska Pravda di Kiev – che i servizi segreti ucraini (Sbu) hanno ucciso un componente della delegazione che partecipa ai colloqui, accusato di tradimento. L'uomo sarebbe stato ucciso durante un tentativo di arresto, dopo erano state raccolte «forti prove» che stava divulgando informazioni alla Russia. 

Zelensky, intanto, continua a premere perché la Nato crei una no-fly zone sull'Ucraina, accusando l’Occidente di essere complice della morte di civili nei bombardamenti russi, ma la sua richiesta è stata rifiutata ripetutamente. Poche ore prima di un collegamento Zoom con il Senato statunitense, il presidente ucraino ha dovuto anche smentire per ennesima volta di essere fuggito dal paese per rifugiarsi in Polonia, come aveva detto il presidente della Duma russa, facendosi riprendere nei suoi uffici di Kiev. 

 In quanto alla situazione militare sul terreno, all’Onu gli Usa avvertono che le forze armate di Mosca si avvicinano ad un’altra centrale nucleare ucraina, mentre il Pentagono sostiene che Putin ha già schierato nell’invasione il 92% delle forze che aveva a sua disposizione, ma gli ucraini hanno dimostrato di poter resistere. La maxi colonna di mezzi russi ferma a una trentina di chilometri da Kiev resta ancora immobile, ed è ancora possibile entrare ed uscire dalla capitale. 

In materia di sanzioni internazionali contro il "circolo magico" di oligarchi sui quali si appoggia il potere di Putin, arrivano anche in Italia i provvedimenti contro beni dei magnati russi: la Guardia di Finanza ha "congelato" nel porto di Sanremo il maxi yacht Lena – 52 metri, valore stimato in 50 milioni – del magnate russo Gennady Timchenko, amico di Putin, proprietario di Volga Group e socio di Novatek, nonché una villa di lusso del magnate russo-uzbeko del gas Alisher Usmanov a Pevero, in Costa Smeralda, che ha un valore di 17 milioni di euro e vari immobili di lusso di un altro oligarca, Vladimir Soloviev in provincia di Como, per un totale di circa 8 milioni di euro. 

Il governo russo giustifica il varo da parte del Parlamento di Mosca di una legge che criminalizza il lavoro giornalistico, nata – come spiega il portavoce del Cremlino – con la "necessità urgente dettata da una guerra di informazione senza precedenti contro la Russia». Dopo il blocco dell’accesso ai social come Facebook e Twitter e ai siti di informazione, varie testate occidentali lasciano Mosca. Tra queste Bloomberg, Abc e Cbs. La Bbc ritira i suoi giornalisti dalla Russia, toglie la firma alle corrispondenze dal Paese e riapre le trasmissioni ad onde corte come ai tempi di Radio Londra, mentre la radio indipendente russa Eco di Mosca, chiusa dal governo, ora trasmette su YouTube.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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