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Il racconto

La spy story siculo-ungherese di Cristiana Barsony-Arcidiacono. La mamma: «Nome rovinato»

A Santa Venerina la spy story che riguarda le esplosioni in Libano e il Mossad israeliano, tra silenzi e curiosità: «Non ci rovinate»

Di Luisa Santangelo |

«Hanno rovinato il nome della mia famiglia, non confermo e non dico niente». Beatrice Barsony ha i giornalisti alla porta e, com’è ovvio, non è contenta. A quelli stranieri dice solo «No comment». È la mamma della donna del mistero di questi giorni: Cristiana Rosaria Barbara Barsony-Arcidiacono, originaria di Santa Venerina, in provincia di Catania, 49 anni compiuti a luglio, è la Ceo della società ungherese Bac Consulting, quella che ha venduto a Hezbollah i cercapersone esplosi intorno alle 15,30 di martedì 17 settembre. Dando, di fatto, inizio a una nuova fase della guerra di Israele contro il mondo islamico e ampliando il fronte dell’offensiva nei confronti del Libano. I morti sono già diverse decine.I cercapersone-bomba sono stati il primo passo. Poi sono arrivati i walkie-talkie, ancora più letali. Le inchieste giornalistiche di tutto il mondo puntano a comprendere una cosa, prima di ogni altra: come è stato possibile, per l’intelligence israleliana, inserire le batterie esplosive negli apparecchi acquistati da Hezbollah nella sua corsa verso il low-tech? Da questa domanda si è arrivati a Bac Consulting, piccola società del settore delle telecomunicazioni, con sede a Budapest ma una titolare con radici siciliane.Secondo il New York Times, la società di Barsony-Arcidiacono era in realtà uno schermo per le attività del Mossad. La 49enne, prima di smettere di rispondere al telefono, nell’immediatezza delle esplosioni, aveva solo detto di non avere costruito di cercapersone, ma di essere stata solo un’intermediaria della vendita. Poi il silenzio e la scoperta, sul quotidiano La Sicilia, del collegamento con la provincia di Catania. Tra venerdì e sabato, l’Associated Press ha scritto di essere riuscita a parlare con Beatrice Barsony, che avrebbe affermato che sua figlia è al momento protetta dai servizi segreti ungheresi. «Non confermo nulla – ci dice la donna da dietro al cancello della sua casa bifamiliare all’ingresso di Santa Venerina – Su ogni piccola cosa voi fate un articolo e questo danneggia mia figlia». Poi aggiunge: «Il New York Times smentirà, le cose si stavano calmando…». Rientra in casa e il cane ricomincia ad abbaiare attraverso le sbarre del cancello.In paese, la curiosità non la nasconde nessuno: ottomila abitanti alle pendici dell’Etna si sono ritrovati concittadini di una donna al centro di un intrigo internazionale. La convinzione di chi conosce Cristiana Barsony è che si sia trovata dentro a una cosa più grande di lei. Vittima più che carnefice. In fondo, non sono in molti ad avere le spalle abbastanza larghe da reggere una tale pressione mediatica e un simile stress. Mentre familiari e amici che sono in contatto con lei scelgono la strada del silenzio, le voci si susseguono e aggiungono dettagli sulla situazione economica, le esperienze professionali riportate nel curriculum, il carattere un po’ schivo e taciturno, i rapporti familiari.Le cose certe, però, sono quelle che emergono dalle ricerche documentali. La donna è nata a Catania e ha vissuto a Santa Venerina fino al 2006. Dopo la laurea in Fisica all’università di Catania, nel 2001, è quindi rimasta ancora un po’ sotto al vulcano. Finché, il 24 gennaio 2006, il suo nome è stato cancellato dall’elenco dei residenti in Italia in coincidenza con l’iscrizione all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Nuova residenza? Londra, Gran Bretagna. Nel 2006, comunque, l’ultimo indirizzo europeo di un familiare era, invece, in Ungheria, a Budapest. Si tratterebbe della casa della nonna materna, scomparsa pochi anni fa, dove Barsony-Arcidiacono si è trasferita dopo un periodo in Inghilterra.Nella sede di Bac Consulting, stando a quanto riferito dai media anglosassoni, la protagonista di questa storia non ci ha più messo piede. Da quello che risulta a questa testata, nemmeno a casa sua in Sicilia.

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