La sfida fra la Russia e l’Occidente prosegue, oltre che sul campo diplomatico e, indirettamente, su quello di battaglia in Ucraina, anche sul piano economico. Il presidente russo Putin è tornato a negare l’impatto delle sanzioni imposte a Mosca da parte di Ue, Usa e Gran Bretagna, sostenendo che il «blitzkrieg economico» lanciato contro la Russia «è fallito», mentre le stesse sanzioni stanno già provocando «un declino negli standard di vita» nei Paesi europei. Diversa è però la lettura dell’economia del Paese che emerge dalle parole pronunciate alla Duma, il parlamento russo, dalla governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina, che ha prospettato un quadro estremamente negativo, parlando di "cambiamenti strutturali» dovuti alle misure occidentali.
Il leader del Cremlino ha poi sostenuto che la situazione economica in Russia «si sta stabilizzando», così come l'inflazione, con il rublo che torna ai livelli di prima dell’inizio della guerra. Ed ha raccomandato di «accelerare» il passaggio dal dollaro «al rublo e ad altre monete nazionali" nelle transazioni internazionali della Russia. Parlando alla Duma, Nabiullina ha detto che «le sanzioni "hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull'economia» che ha davanti «un periodo limitato» di sopravvivenza grazie alle scorte. La Banca centrale, che «può disporre all’incirca delle sue riserve composte da oro, yuan e altri asset non esposti ai rischi legati alle sanzioni», apre quindi a un nuovo taglio dei tassi di interessi e rinvia al 2024 il target di inflazione al 2024, a causa degli aumenti di prezzo legati alle difficoltà di approvvigionamento. La situazione non è rosea comunque neppure a livello globale, tanto che la Banca mondiale ha tagliato le stime di crescita globali nel 2022 a +3,2% contro il 4,1% inizialmente previsto, ed ha annunciato un pacchetto di misure da 170 miliardi di dollari, maggiore di quello dispiegato per il Covid (157 miliardi), per aiutare i suoi membri ad affrontare le crisi in corso.
Sul fronte dei combattimenti, non accenna a rallentare l'offensiva russa, concentrata ancora su Mariupol, dove sono ripresi i bombardamenti contro le acciaieria di Azovstal, ed è stato imposto un pass per entrare e uscire dalla città. I russi hanno anche preso il controllo della città di Kreminna, dove il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergiy Gaidai, denuncia l’impossibilità di evacuare i civili e l'uccisione di quattro persone che tentavano di fuggire. I missili russi hanno colpito anche le città di Dnipro, Kharkive, Leopoli e Kramatorsk, e i distretti di Synelnykiv e Pavlograd, provocando vittime e distruggendo infrastrutture e abitazioni. Le forze armate ucraine hanno invece annunciato di avere liberato numerosi insediamenti intorno alla città di Izium, nella regione di Kharkiv, dove si trova la maggiore concentrazione di unità russe e da dove «cercheranno di avviare un’offensiva a est», secondo il ministero della Difesa ucraino.
La violenta offensiva, che coinvolge soprattutto l’est del Paese era stata prevista dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky tornato a chiedere armi all’Occidente definendo ogni ritardo nelle forniture come un «permesso alla Russia per uccidere» la sua gente. Mentre «stanno distruggendo Mariupol, vogliono spazzare via anche altre città e comunità nelle regioni di Donetsk e Lugansk», ha aggiunto denunciando la deportazione, da parte dei russi, di 5000 bambini dei quali non si hanno più notizie. Sul destino dei bambini, un gruppo per i diritti umani della Crimea ha denunciato inoltre che i russi avrebbero portato via con la forza da Mariupol circa 150 bambini, 100 dei quali ricoverati in ospedale, per condurli «nel Donetsk occupato e nel Taganrog russo». Intanto le autorità del Lugansk hanno invitato i residenti a evacuare immediatamente la regione sudorientale. E il sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk, ha detto alla tv ucraina che si stima «che sia stato ucciso un abitante su cinque di coloro che sono rimasti in città durante l’occupazione».
Anche oggi è il Papa a lanciare un nuovo appello per la pace, chiedendo di rinunciare «ai nostri piani umani» e a convertirsi "ai disegni di pace e di giustizia». A lui ha scritto il maggiore Sergiy Volyna, comandante della 36-ma brigata dei Marines ucraini, assediati a Mariupol, chiedendogli di intervenire «per salvare la popolazione civile allo stremo nella città».