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La Germania ci ricasca con la pizzeria Mafiosi: ecco perché i tedeschi amano ispirarsi a Cosa Nostra
PALERMO – La “Pizza Riina” costa 6 euro e 20 ed è composta da peperoncino, olive e carciofi. La “Pizza Cosa nostra” costa un euro in più, ma ci sono anche i pomodori freschi, la mozzarella e il parmigiano. Sono solo due delle “specialità” che i clienti possono trovare presso la “Pizzeria Mafiosi” di Colonia, in Germania. Proprio così. Pizzeria Mafiosi. Un ristorante che su Facebook ha come profilo l’immagine del Padrino.
Un altro caso, dopo la bufera scoppiata, nei mesi scorsi, su una pizzeria di Francoforte che aveva deciso di chiamarsi “Falcone e Borsellino”. Un ristorante con le pareti traforate di proiettili, con le foto dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi nelle stragi del 1992 a Palermo. Accanto ai giudici, il proprietario del ristorante, il tedesco Costantin Ulbrich, aveva scelto di accostare l’immagine di don Vito Corleone, protagonista de “Il Padrino”, interpretato da Marlon Brando. Ma la sorella di Giovanni Falcone, Maria, aveva presentato ricorso al tribunale tedesco denunciando la violazione della memoria dei due giudici chiedendo di inibire l’uso del nome Falcone e Borsellino. Ma nonostante i giudici tedeschi non abbiano dato ragione alla sorella del giudice, a dicembre il proprietario decise comunque di cambiare nome.
Adesso un nuovo caso, stavolta a Colonia. Con la Pizzeria Mafiosi, che si trova Am Rondorfer Pfad, 18. Ma non è l’unica, a Muhlheim an de Ruhr, ad esempio, si trova la Pizzeria “Cosa nostra”, ad Hannover “Mafia Pizza” e a Trier “Pizza Mafia”. Uno schiaffo alle tante vittime innocenti di Cosa nostra che hanno perso la vita per dire no alla mafia.
Ma perché in Germania è diventata una moda chiamare i ristoranti con i riferimenti alla mafia? «Bisogna distinguere intanto tra i ristoranti che sono gestiti da italiani o da tedeschi», spiega all’Adnkronos Sandro Mattioli, Presidente dell’associazione tedesca “Mafia Nein Danke” (Mafia no grazie ndr), che da anni si batte contro la criminalità organizzata ma anche contro le pizzerie che hanno nomi con riferimenti a Cosa nostra. «Il ristorante a Francoforte che prendeva il nome di “Falcone e Borsellino” – spiega – era gestito, ad esempio, da un tedesco».
L’associazione “Mafia Nein Danke” è nata nel 2007 dopo l’attentato di Duisburg, quando vennero uccise sei persone davanti a un ristorante italiano. Nel 2016 l’associazione diretta da Mattioli, che vive a Berlino, avviò una campagna di sensibilizzazione per evitare proprio l’utilizzo di parole «come”Mafia”, o “Il Padrino” – racconta Mattioli – e abbiamo notato che l’uso di queste parole avviene sia in ambito italiano che tedesco, ma il significato è ben diverso. Perché se un italiano usa il nome del boss Riina per una pizza vuol dire qualcosa di completamente diverso rispetto all’uso che ne fa un tedesco. Perché i tedeschi fondamentalmente sono ignoranti in materia. C’è meno consapevolezza».
In quel contesto arrivarono «una ventina di segnalazioni» e «poi abbiamo fatto una mostra in ente di formazione a Berlino e in più abbiamo parlato con imprenditori e abbiamo chiesto per quale motivo avessero usato queste parole».
«Il primo problema è che, a prescindere se sono italiani o tedeschi, i ristoratori pensano che questo nome possa essere una promozione del proprio esercizio. Io, ad esempio, vengo da un paese dove c’è una pizzeria che ha la “Pizza Cosa nostra” sul menu». E aggiunge: «Una pizzeria che si chiama “Mafiosi” andrebbe boicottata, ma il fatto che ci siano tutti questi ristoranti dimostra che la nostra speranza di boicottare questi posti non funziona». Tra i componenti dell’associazione ci sono sia italiani che tedeschi. Non solo ristoratori. Grazie all’associazione che collabora con la Polizia tedesca è stato sventato un tentativo di estorsione.
«Facciamo advocay – dice Mattioli – siamo una specie di una ong, insomma un think thank, il nostro obiettivo è di fare sensibilizzazione». Proprio mercoledì prossimo saranno ospiti presso Comitato economico sociale europeo, a cui partecipano tanti deputati europei.
«In Germania abbiamo una crescita pazzesca – dice – c’è tanta gente che chiede come può partecipare all’associazione “Mafia Nein Danke”, ma siamo radicati in un contesto tedesco, facciamo da tramite tra l’Italia e la Germania». L’associazione lavora anche «per fermare il riciclaggio nell’edilizia». E anche grazie a loro in Germania è stata approvata una norma. Così come nelle scommesse on line. E adesso «stiamo lavorando sulla confisca».
Secondo la giornalista freelance Cristina Giordano, un’italiana che vive in Germania dove lavora per Wdr Cosmo e la Radiotelevisione svizzera, «non è una novità, ma sorprende sempre trovare in Germania ristoranti e pizzerie che usano ancora la mafia come elemento folkloristico».
«Qui la mafia è ancora troppo spesso percepita come fatto “di colore”, o “cinematografico”. Nell’immaginario collettivo di chi si affida a queste folli scelte di marketing, sembra prevalere il volto di Marlon Brando ne “Il padrino” che i sei corpi uccisi nella strage di Duisburg», è la dura presa di posizione di Cristina Giordano.
«La cosa sconvolgente è che chiamare una pizzeria “I mafiosi” o “Cosa Nostra”, una pizza “Al Capone” o “Totò Riina” dovrebbe persino assicurare il made in Italy, la fedeltà all’Italia, garantirne l’originalità, benché spesso sia le ricette, che i proprietari, con l’Italia non hanno nulla a che fare – dice la giornalista – Che ci sia molta confusione culturale, lo dice anche anche che una pizzeria intitolata a “Falcone e Borsellino” è dovuta finire in tribunale, prima che i proprietari si accorgessero dell’assurdità. Se dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata la Germania ha fatto passi in avanti, anche nella stessa collaborazione tra le forze di polizia italiane e tedesche, manca ancora troppo spesso la comprensione culturale del fenomeno mafioso».
«Perché qui nessuno si sognerebbe di intitolare una birreria al nazismo, o chiamare una birra “Goebbels”…», conclude. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA