PECHINO – L’epidemia del nuovo coronavirus di Wuhan ha fatto più vittime della Sars: i 90 nuovi morti dell’ultimo bollettino ufficiale hanno portato il bilancio a 814 decessi contro i 774 che, secondo i dati dell’Oms, la Sindrome respiratoria acuta grave provocò nel mondo tra il 2002 e il 2003.
Con l’Hubei che resta l’epicentro dell’epidemia (780 morti), gli esperti hanno notato il calo, per il quarto giorno di fila, dei nuovi casi in Cina (2.656 sabato dal picco di quasi 3.900 di mercoledì), a fronte di contagi verificati saliti a ridosso delle 38.000 unità, di cui 6.188 gravi. L’Organizzazione mondiale della sanità, pur confermando una certa “stabilizzazione», ha avvertito però che è troppo presto per tracciare un trend di contenimento, dato che i laboratori cinesi lavorano a pieno regime sui test e potrebbero fornire un «altro rimbalzo», un’ulteriore impennata dei casi di contagio. Del resto, una «drammatica riduzione» della diffusione del coronavirus dovrebbe iniziare dalla terza settimana di febbraio: perché solo allora si saprà «se i metodi di contenimento sono stati adeguati», ha spiegato l’epidemiologo americano Ian Lipkin, a capo del Centro per le infezioni e l’immunità della Columbia University, tracciando i possibili scenari di breve termine. L’arrivo della primavera e delle temperature più miti può ridurre la forza del virus che si «è diffuso senza che nessuno realizzasse fosse lì» e portare le persone fuori dagli ambienti chiusi dove il pericolo è più alto, ha osservato Lipkin in un briefing online con i media, costretto nella sua casa nello Stato di New York ad una quarantena di 14 giorni dal rientro dalla Cina. In particolare, «ci sono due momenti chiave” da seguire con attenzione: il ritorno al lavoro e la riapertura delle scuole dopo la lunga festività del Capodanno lunare. «A quel punto sapremo se siamo nei guai», ha notato Lipkin, che nel 2003 affiancò Oms e autorità cinesi nella lotta contro la Sars, in quanto «un balzo» dei contagi «ci potrà far tornare indietro” e adottare ulteriori misure restrittive.
Lunedì, infatti, gran parte del Paese tornerà al lavoro e a scuola, tra numerose cautele. La priorità è assegnata alle fabbriche funzionali alla lotta all’epidemia, come quelle di produzione del materiale di prevenzione e controllo. Molti uffici faranno invece ricorso al telelavoro e nelle scuole le lezioni saranno affidate alle modalità online, almeno per una settimana.
La municipalità di Pechino, dove la popolazione è blindata tra le mura domestiche, ha distribuito un manuale sulle regole da seguire «per il ritorno al lavoro”: verifica della temperatura corporea, dotandosi prima di uscire del kit obbligatorio di mascherina e salviette disinfettanti. Sui mezzi pubblici e in ufficio, il consiglio è di evitare i contatti e di lavare le mani di continuo, areando gli ambienti il più possibile. Con l’economia in stallo infine la Banca centrale cinese (Pboc) si avvia a lanciare un’operazione da 300 miliardi di yuan (43 miliardi di dollari) per aiutare le imprese bloccate, ma funzionali per «la prevenzione e il controllo dell’epidemia». Il vicegovernatore Liu Guoqiang ha spiegato che sono qualificate a partecipare allo speciale piano nove principali banche nazionali e 10 locali in province e città.
Intanto, sono sei i nuovi casi di coronavirus accertati sulla Diamond Princess, la nave da crociera in quarantena nel porto di Yokohama, in Giappone: i contagi sono saliti a 70. A bordo ci sono quasi 3.700 persone, tra cui 35 italiani (tutti in buona salute), di cui 25 membri dell’equipaggio, incluso il comandante Gennaro Arma. I passeggeri hanno continuato a postare sui social media gli annunci del comandante sulla quarantena, compresi quelli sui kit medici disponibili e il bollettino dei malati.
Per una crisi in standby, un’altra si è risolta: le autorità sanitarie di Hong Kong hanno deciso che i 1.800 tra passeggeri ed equipaggio della nave da crociera World Dream, in quarantena da mercoledì, saranno autorizzati a partire dopo che tutte le persone a bordo sono risultate negative al coronavirus.