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Il 12 e 13 novembre a Palermo la conferenza internazionale sulla Libia

Di Luca Mirone |

ROMA – La scelta è simbolica: la conferenza internazionale sulla Libia si svolgerà a Palermo il 12 e 13 novembre. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Enzo Moavero in Parlamento, ricordando che è stata scelta una città del Mediterraneo, su cui l’Italia ha una proiezione geografica, storica e politica naturale che le assegna un ruolo di primo piano per la stabilizzazione di questo martoriato paese.

L’obiettivo della conferenza sarà favorire il dialogo tra le parti, con tutto il sostegno internazionale possibile, ma rispettando l’autonomia dei libici. In questo senso, a Palermo non si sceglierà una data per elezioni, tanto più per la precarietà della sicurezza e del quadro politico-istituzionale.

Da tempo, l’Italia tesse la tela per garantire un processo ordinato in Libia, senza frettolose fughe in avanti. Potendo contare anche sul sostegno dell’Onu, che nell’ultimo Consiglio di sicurezza ha bocciato l’ipotesi di tenere elezioni in Libia il 10 dicembre, come invece chiede la Francia. Su questo punto Moavero, informando il Senato sugli ultimi sviluppi, ha ricordato che il governo italiano ritiene il voto «un momento indispensabile, ma come coronamento di un progresso democratico che debba svolgersi in un quadro costituzionale e istituzionale chiaro, in trasparenza e sicurezza». Quindi, bisogna attenersi al piano dell’Onu, che va esattamente in questa direzione. Da questo punto di vista, la conferenza di Palermo vuole soprattutto mettere tutti gli attori intorno al tavolo, con un “approccio inclusivo», per «discutere delle tappe per la stabilizzazione». Senza imporre scadenze, meno che mai date per il voto, ha chiarito il titolare della Farnesina.

L’Italia, inoltre, può contare sul determinante sostegno degli Stati Uniti, come ha assicurato il presidente Donald Trump incontrando il premier Giuseppe Conte a New York. Allo stesso tempo, è fondamentale il contributo di tutti gli attori più importanti, come la Russia, in questo momento su una sponda più filo-Haftar, il riottoso generale che tiene ancora in scacco la Libia dell’est. Così lunedì prossimo lo stesso Moavero volerà a Mosca per incontrare il suo omologo, Serghiei Lavrov, con la Libia e la conferenza di Palermo come piatto principale del colloquio.

Oltre alle divisioni politiche, pesa ancora la sostanziale mancanza di sicurezza sul terreno. Moavero ha ricordato in aula la «fragilità» della situazione, con le tregue ripetutamente infrante dalle milizie che si contendono Tripoli. Proprio per questo, l’ambasciata italiana ha subito una riduzione del personale, a cominciare dal capo della sede, Giuseppe Perrone, che si trova ancora in Italia, ha reso noto il ministro, ammettendo che «non è una situazione positiva in un momento in cui avremmo la necessità di essere pienamente operativi». Anche se, ha tenuto a precisare, la nostra sede diplomatica «resta operativa e lo è rimasta sempre».

Anche oggi c’è stato nuovo allarme a Tripoli, perché un colpo di mortaio ha raggiunto l’aeroporto di Mitiga, l’unico operativo in Libia, provocandone la temporanea chiusura. Nonostante l’ennesimo cessate il fuoco concordato lo scorso 25 settembre. Per un mese, gli scontri tra le milizie pro o contro il governo legittimato dall’Onu di Fayez Serraj hanno provocato oltre cento morti e centinaia di feriti. In questo quadro, sarà già un successo se alla conferenza di Palermo tutte le parti concorderanno di non spararsi più addosso definitivamente. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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