PARIGI, 27 GIU – Quattordici imputati nel processo degli attentati del 13 novembre 2015 tra lo Stade de France, il Bataclan e i locali del centro di Parigi dispongono di una ultima occasione di esprimersi oggi dinanzi ai giudici della corte d’assise speciale prima del verdetto atteso per mercoledì. L’ultima udienza nel maxi-processo cominciato a settembre nell’aula bunker dell’Ile-de-la-Cité, nel cuore della capitale francese, è cominciata oggi alle 9:30. Come previsto dalla legge, ogni imputato è chiamato a prendere la parola dal presidente Jean-Louis Périès. Dopo essere rimasto lungamente in silenzio, Salah Abdeslam – unico membro ancora in vita dei commando terroristici che quella notte uccisero 130 persone, tra cui la ricercatrice veneziana Valeria Solesin – si è messo a parlare. Il francese di 32 anni, si è mostrato molto ambivalente, oscillando tra l’arroganza dell’inizio del processo, quando si proclamò “combattente dello Stato islamico” (Isis) nel primo giorno d’udienza, a quando invece, sul finire delle udienze, ha presentato le “condoglianze e le scuse a tutte le vittime”. Abdeslam si è difeso assicurando di aver rinunciato ad azionare la sua cintura esplosiva in un bar del XVIII/o arrondissement di Parigi, sulle pendici di Montmartre, per “umanità”. Poco convinta da questo “numero da equilibrista” di Abdeslam, che ha cercato sistematicamente di “minimizzare i fatti”, la procura antiterrorismo (Pnat) ha chiesto per lui l’ergastolo a vita senza possibilità di ricorso. La sanzione più dura prevista dall’ordinamento francese. Mercoledì il verdetto.