WASHINGTON – E’ la notte di Melania Trump. La notte del discorso più importante della sua vita, il momento più delicato da quando l’ex modella arrivata dalla Slovenia in cerca di fortuna è approdata alla Casa Bianca in un ruolo che mai avrebbe immaginato di ricoprire. Il ruolo di first lady, la prima first lady straniera della storia americana, a cui la campagna del tycoon affida ora una missione quasi impossibile: diventare l’arma segreta che salvi Donald Trump da una sconfitta che la gran parte dei sondaggi a 70 giorni del voto dà quasi per scontata. Del resto non è un segreto che Melania è più popolare di The Donald, nonostante si sia cucita addosso l’immagine di una first lady riservata, appariscente ma poco propensa ad apparire in pubblico, a volte riluttante, al fianco di un marito a dir poco ingombrante. Quando prende la parola dal Rose Garden, da lei appena ristrutturato non senza polemiche, tutto è preparato nei minimi dettagli. Vietato sbagliare. C’è da far scordare innanzitutto la gaffe del 2016, quando l’accusarono di aver ampiamente plagiato il discorso tenuto da Michelle Obama nel corso della convention democratica del 2008. Solo l’emozione può tradirla, anche se l’intervento è registrato. Melania sa di avere più che mai gli occhi del mondo addosso, sa che milioni di persone osservano nei minimi dettagli come è vestita, che gioielli indossa. Sa che ci sarà sempre qualcuno pronto a criticare il suo accento inglese non proprio pulito. E pazienza se l’ex modella – 50 anni, all’anagrafe Melania Knavs poi germanizzata come Melania Knauss – parla correntemente cinque lingue.
Il suo discorso è stato limato fino all’ultimo prima della registrazione, in maniera ossessiva, messo a punto con le donne a lei più vicine nella East Wing, le più fedeli consigliere e confidenti: il capo dello staff dell’ufficio della first lady Stephanie Grisham, Marcia Lee Kelly, che è anche Ceo della convention repubblicana, e Kellyanne Conway, la veterana della Casa Bianca trumpiana. Melania, a differenza del resto del clan dei Trump, non entra nel merito dell’agenda e delle polemiche politiche. Gioca ancora una volta la carta dell’immigrata europea entrata regolarmente negli Usa, anche se negli anni non sono mancati i detrattori che hanno espresso seri dubbi su questa ricostruzione. Ma il suo arduo compito è quello di dare un’immagine diversa del tycoon come presidente, come marito e come padre del loro unico figlio, il quattordicenne Barron. L’obiettivo della campagna per la rielezione del tycoon è soprattutto quello di recuperare il voto di un settore chiave dell’elettorato, quelle “suburban women”, donne, mamme americane ben istruite e benestanti che negli anni di Obama a frotte hanno abbandonato il partito repubblicano.
Non semplice per Melania. Anche perché è noto come i rapporti all’interno della coppia presidenziale si siano fatti da tempo molto complicati, con i due spesso ai ferri corti. Una vita da separati in casa insomma, come raccontano in molti ma come testimoniano tante immagini, da quelle che mostrano il viso teso e i sorrisi tirati di Melania a quelle in cui lei platealmente davanti alle telecamere rifiuta la mano del marito presidente. Certo, le ultime voci sull’esistenza di un suo audio rubato in cui esprime giudizi tranchant su Donald e Ivanka Trump non aiutano. E’ noto come Melania non abbia mai sopportato il fatto che la figlia prediletta di The Donald sia spesso considerata la vera first lady della Casa Bianca. Ci sono bocconi amari, poi, che Melania non ha mai mandato giù, come la storia dei pagamenti effettuati per mettere a tacere alcune donne che hanno raccontato di avere avuto relazioni con Trump quando lui era già sposato con lei e aspettava Barron. Nella seconda serata della convention repubblicana anche gli interventi di Eric Trump, il terzogenito del tycoon, e di Tiffany, la figlia avuta dalla seconda moglie Marla Maples.