Il virus non molla negli Usa: la maggioranza degli Stati ha già riaperto ma il Covid imperversa con quasi 1,4 milioni di casi e 83 mila morti, di cui 1894 nelle ultime 24 ore. Per questo riemerge l’ipotesi di un rinvio del voto del 3 novembre, alla vigilia di quello che potrebbe essere «l’inverno più buio della storia moderna», come ammonirà giovedì al Senato Rich Bright, il capo della sezione vaccini del ministero della Salute rimosso per la sua opposizione alla idrossiclorochina, promossa da Donald Trump come possibile trattamento contro il coronavirus.
A non escludere lo slittamento del voto è stato Jared Kushner, influente genero-consigliere del tycoon, anche se la decisione non rientra tra i poteri del presidente e richiederebbe un passaggio al Congresso. «Per ora il piano è di votare il 3 novembre, ma non sono sicuro di potermi impegnare in un senso o nell’altro», ha dichiarato a Time. Alcune ore dopo, travolto dalle polemiche, ha rettificato di non essere «mai stato coinvolto in discussioni sulla possibilità di cambiare la data delle elezioni presidenziali, né di essere a conoscenza di discussioni di questo tipo».
La sua prima uscita però ha lasciato il segno, non solo perché contraddice Trump e la sua narrativa del ritorno alla normalità ma anche perché alimenta i timori dem che il presidente possa utilizzare la pandemia per ritardare o delegittimare il voto, facendo leva sui suoi crescenti poteri nel Paese. Timori sollevati per primo da Joe Biden qualche giorno fa: «Annotate le mie parole, penso che tenterà di rinviare le elezioni in qualche modo, tirando fuori qualche scusa».
Preoccupazioni alimentate anche dal fatto che molti Stati hanno cancellato o rinviato le primarie a causa del Covid-19. Lo stesso partito democratico si sta orientando verso il voto da remoto nella convention presidenziale di Milwaukee dopo averla posticipata da metà luglio a metà agosto: i leader del comitato nazionale hanno votato all’unanimità di dare ai pianificatori dell’evento ampia flessibilità per cambiare la struttura e la tradizione dell’indicazione del “nominee”.
Alcuni Stati a guida dem, come la California, stanno estendendo la possibilità di votare per posta ma Trump è contrario. Teme brogli, come quelli che ha evocato senza prove dopo la vittoria nel 2016. Ed è convinto che aumenterebbe la partecipazione democratica, mentre nel voto di persona la sua base sarebbe più pronta a sfidare il virus. Trump potrebbe essere tentato di premere per uno slittamento del voto in caso di sondaggi sfavorevoli. L’ultimo della Cnn indica che Biden è avanti di 5 punti (51 a 46) ma il presidente ha un vantaggio in una quindicina di Stati in bilico (anche qui 51 a 46) che potrebbero decidere il collegio elettorale, come successe con Hillary nel 2016. L’ex vice di Obama ha un ampio margine tra le donne (55 contro 41) e le persone di colore (69 contro 26) ma tra gli uomini Trump ha un leggero vantaggio (50 contro 46), che aumenta tra quelli bianchi (55 contro 43). Biden supera il rivale di 6 punti tra gli elettori sopra i 45 anni, ma non sfonda tra i più giovani (49 a 46). Per questo ha cooptato nella sua campagna anche la giovane star progressista Alexandria Ocasio-Cortez, che presiederà insieme all’ex segretario di Stato John Kerry la task force sul clima varata con l’ex rivale Bernie Sanders. Dalle elezioni suppletive per il Congresso però non arrivano segnali incoraggianti: i repubblicani hanno tenuto il seggio in Wisconsin e lo hanno strappato dopo molti anni ai dem nella liberale California. «Due grandi vittorie», ha esultato il tycoon.
L’Fbi e il dipartimento della Homeland security intanto hanno emesso un annuncio formale avvertendo che la Cina lancerà probabilmente un cyber-attacco per rubare dati legati alle cure e ai vaccini contro il coronavirus a istituzioni di ricerca e società farmaceutiche Usa, definendolo una «significativa minaccia».