PARIGI – Il professore Didier Raoult, il virologo n.1 dell’ospedale universitario La Timone (IHU) di Marsiglia, divenuto in questi ultimi mesi un protagonista di primo piano della crisi del coronavirus in Francia, in Europa e anche altrove per il suo contestato mix di antibiotico ed idroclorochina, ha deciso di «lasciare la Francia per raggiungere una grande università cinese»: lo scrive in esclusiva Entreprendre.fr.
Secondo il giornale, Raoult sarebbe stato assunto dall’Università di Pechino (Peking University HEalth Science Center), principale facoltà di medicina cinese. «Una decisione motivata dai numerosi attacchi di cui è stato oggetto da diverse settimane».
Raoult in questi giorni stava provando a convincere le autoritò di Parigi sull’efficacia del suo cocktail farmacologico, un mix tra l’antimalarico, oggetto di mille discussioni e polemiche, e un antibiotico molto in voga per i problemi respiratori, l’azitromicina. Dpo aver annunciato una stretta per limitarne l’uso unicamente ai casi pià gravi di coronavirus, Parigi ha fatto una parziale apertura per testare l’efficacia del metodo evocando inoltre la possibilità di somministrare le due molecole anche ai pazienti rientrati a casa dopo il necessario ricovero in ospedale. Anche se resta categoricamente escluso che la clorochina possa essere assunta autonomamente a casa, visti anche gli effetti indesiderati gravissimi se non addirittura mortali.
Anche per questo il prof dai lunghi capelli bianchi è attualmente oggetto di intimidazioni telefoniche, tanto che la giustizia francese ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per individuare i responsabili.
In attesa di un possibile vaccino contro il Covid-19, per cui potrebbe essere necessario un anno se non di più, ricercatori e scienziati di numerosi Paesi, Italia inclusa, sono al lavoro per trovare una soluzione tra molecole già esistenti o cocktail farmacologici. L’idroclorochina ha il vantaggio, rispetto ad altri farmaci, di essere già fruibile in quantità e a prezzi abordabili ma suscita la forte perplessità di larga parte del mondo scientifico e l’Oms deplora il numero insufficiente di collaudi, poco più di una ventina in Francia, per confermarne la validità del rimedio.