TEL AVIV – Israele ha scelto la strada del lockdown: comincerà venerdì prossimo alle 14 (ora locale) e durerà almeno 3 settimane. Una decisione che ha visto un duro scontro all’interno dell’esecutivo che, prima ancora che cominciasse la votazione, ha registrato le dimissioni dell’attuale ministro all’edilizia il religioso Yacoov Litzman, già contestato ministro della sanità. Ora si temono ripercussioni sulla maggioranza visto che Liztman ha anche annunciato che il suo partito, Torah Unita, potrebbe abbandonare la coalizione.
Il lockdown – ma il premier Benyamin Netanyahu nella conferenza stampa non ha usato questa parola, bensì una perifrasi – lascia comunque spazio ad alcune attività economiche. Le scuole chiuderanno non prima – come era stato stabilito all’inizio – ma direttamente con l’avvio del lockdown.
Primo paese al mondo a reintrodurre il blocco, Israele ha registrato un netto aumento dei contagi che hanno superato anche i 4mila al giorno e vari responsabili di ospedali, come ha ricordato Netanyahu, hanno messo in guardia che le strutture potrebbero presto raggiungere una saturazione e le ricadute sarebbero pesanti.
Tra i più decisi nel sostenere il ricorso al lockdown è stato il ministro della sanità Yuli Edelstein insieme al Commissario alla malattia Ronni Gamzu che hanno dovuto faticare non poco per superare le barriere innalzate dai religiosi ma anche da altri ministri come quello delle finanze Israel Katz che ha ammonito sulle ricadute del blocco sull’economia calcolate in circa 5 miliardi di euro. Litzman nella lettera di dimissioni al premier Benyamin Netanyahu ha sottolineato che il lockdown impedirebbe agli israeliani – compresi quelli meno religiosi – di partecipare alle funzioni del Capodanno ebraico e di Yom Kippur.
Tra i provvedimenti, infatti ci sarebbe la previsione che i fedeli nelle sinagoghe siano presenti in proporzione alla capienza delle strutture e che per le preghiere all’aperto ci possano essere al massimo 20 fedeli. Limitazioni sono state introdotte anche per il lavoro, sia pubblico sia privato. Saranno però aperti i supermercati, viste le festività religiose, e consentite le consegne a domicilio. Ma ci saranno restrizioni per gli assembramenti: al massimo 10 persone al chiuso e 20 all’aperto. Chiusi anche gli hotel e i centri commerciali.
Gli israeliani non potranno allontanarsi oltre i 500 metri dal proprio domicilio con solo alcune eccezioni. «Non sono proprie le feste a cui siamo abituati», ha detto Netanyahu che stasera partirà per Washington dove il 15 alla Casa Bianca si firma l’Accordo di Abramo con gli Emirati e probabilmente con il Bahrein.
«Se ci atterremo alle regole – ha proseguito – sono fiducioso che sconfiggeremo il virus. Vedo il vaccino in arrivo…». Netanyahu ha però respinto le critiche che il suo governo non abbia saputo fronteggiare la pandemia definendolo «populismo». Anzi ha rilanciato sostenendo che proprio il populismo e le pressioni sono state responsabili di aver frenato le decisioni del governo per contrastare la pandemia.