Un cancro preso «per tempo». Il Regno Unito si affida a queste parole di rassicurazione, ripetute come un mantra a tutti livelli, dal primo ministro Rishi Sunak alle fonti anonime della stampa popolare, per superare lo shock collettivo dell’annuncio inatteso – e inedito quanto a trasparenza – con cui ieri Buckingham Palace ha reso noto alla nazione e al mondo come a re Carlo III fosse stato diagnosticato un tumore.
Rassicurazione che non può del resto sgomberare il campo da ogni preoccupazione o interrogativo: incluso sul destino – privilegiato eppure non esente da un’aura di sfortuna – del trono ereditato dal 75enne primogenito di Elisabetta II meno di un anno e mezzo fa, dopo sette lunghi decenni di apprendistato. Mentre a suggellare la delicatezza del frangente attuale, si consuma il rientro lampo in patria del principe ribelle Harry, figlio cadetto di Carlo e della defunta Diana, precipitatosi dall’autoesilio californiano a Londra neppure 24 ore dopo essere stato informato. Come a voler compiere finalmente un gesto di riconciliazione dopo le frizioni e le recriminazioni incrociate che hanno accompagnato negli ultimi anni lo strappo dalla Royal Family del 2020, il suo traumatico trasferimento in America con la consorte Meghan e l’addio obbligato a tutti gli impegni di rappresentanza ufficiale di casa Windsor da membro senior della dinastia.
Atterrato a Heathrow con un volo di linea notturno della British Airways da Los Angeles, Harry è sbarcato sull’isola da solo. Senza Meghan e i figlioletti Archie e Lilibet, a dispetto delle iniziali indiscrezioni di segno contrario accreditate dal Daily Mail, tabloid ostile ai duchi di Sussex, quasi a voler avvelenare i pozzi. Dallo scalo ha poi proseguito direttamente verso la residenza londinese del re, Clarence House, per intrattenersi col padre. Seppure nel quadro d’un riavvicinamento a metà, sollecitato dalla malattia, che per ora non prevede alcun incontro parallelo fra il duca e suo fratello maggiore William, col quale le rivelazioni dell’autobiografia bestseller “Spare” (segnate da accuse di prepotenza e meschinità rivolte dal cadetto al delfino, senza risparmiare la principessa di Galles, Kate) hanno fatto calare un gelo pressoché totale secondo commentatori di faccende di palazzo come Richard Kay.
Rapporti tra fratelli a parte, ciò che conta nel Regno è comunque per ora l’evoluzione delle condizioni di re Carlo, mostratosi fugacemente in pubblico con al fianco la regina consorte Camilla – elevata in questa fase al rango di «roccia» e punto di riferimento della monarchia da quegli stessi giornali che un tempo la bollavano come «intrusa» – dopo l’abbraccio con Harry. Il sovrano era a bordo di una Bentley reale con la regina Camilla, dopo aver ricevuto a Clarence House, sua residenza londinese, il figlio Harry appena arrivato dagli Stati Uniti. Carlo e Camilla si sono diretti a Buckingham Palace dove li attendeva un elicottero pronto a portarli nella residenza di Sandringham, nel Norfolk, dove il sovrano-ambientalista prevede di proseguire a casa il ciclo di terapie oncologiche prescritte dai medici nella quiete del verde della campagna inglese.
«Fortunatamente la diagnosi è stata precoce», ha certificato intanto alla Bbc il premier Sunak, rinnovando – all’unisono con i leader di mezzo mondo – l’augurio che «Sua Maestà si possa ristabilire completamente». E garantendo d’essere «in contatto regolare» col re, per quanto a distanza, a conferma del fatto che le cure non gli impediranno di continuare a esercitare le prerogative costituzionali di capo di Stato, senza supplenze o co-reggenze formali, al di là del forfait dagli impegni esterni per svolgere parte dei quali torna da domani all’attività pubblica anche il principe William. Il tutto in un contesto nel quale i media oscillano nelle prime reazioni fra sgomento e ottimismo. Sposando le indicazioni tranquillizzanti secondo cui il male che uccise re Giorgio VI nel 1952 – in un’atmosfera di riserbo e segretezza rispetto alla quale l’annuncio urbi et orbi di ieri rappresenta una svolta definita «epocale» – è stato individuato tempestivamente nel caso di Carlo, a margine dell’intervento di routine alla prostata che 10 giorni fa potrebbe «avergli salvato la vita». Ma non senza interrogarsi sul ruolo vicario de facto assunto da Camilla, sul senso del richiamo in servizio accelerato di William nonostante la difficile convalescenza di sua moglie Kate o sul ritorno d’urgenza di Harry.
Mentre voci di nicchia rompono persino il tabù su un’abdicazione che nessuno osa ipotizzare concretamente. E che tuttavia qualcuno, dal liberal Independent al sensazionalista Daily Express, evoca dietro il paravento del punto di domanda per un futuro non imminente, a seconda degli sviluppi di una patologia infida la cui natura o localizzazione resta imprecisata in relazione alla cartella clinica di Carlo III. Non senza notare la ritrosia dei Windsor al riguardo (nel ricordo del precedente infausto di Edoardo VIII), ma pure gli esempi “moderni» di monarchi anziani – come l’83enne Margherita di Danimarca – che in altri Paesi hanno ceduto di recente il passo a eredi più giovani. E in salute.