A tre settimane dall’inizio della guerra, sull'Ucraina martoriata continua la pioggia di missili russi.
Oggi altri raid hanno preso di mira obiettivi civili da nord a sud, uccidendo secondo Kiev 10 persone in coda per comprare il pane sempre a Chernihiv e intensificando i bombardamenti sulle città meridionali, da Mariupol – dove è stato distrutto un teatro in cui si rifugiavano «centinaia» di civili – a Odessa, lungo la fascia che collega le zone già sotto il controllo di Mosca in Donbass e Crimea. In serata nuove bombe sono cadute su Kiev sotto coprifuoco, colpendo diverse case.
Stragi che si susseguono alimentando il bilancio sempre più drammatico di vittime tra la popolazione, che per l’Onu è arrivato a 726, di cui almeno 52 bambini. Per le autorità locali i minori uccisi sono però il doppio. Ma la resistenza ucraina cerca di rispondere colpo su colpo, rivendicando controffensive "in diverse aree operative", e annuncia la liberazione con un blitz delle forze speciali del sindaco-simbolo di Melitopol, Ivan Fedorov, sequestrato venerdì. Il fronte di Mariupol resta al centro dell’offensiva russa, che continua a colpire indiscriminatamente. Le autorità ucraine hanno denunciato un attacco sferrato contro i civili in fuga con diversi morti, dopo che nei giorni scorsi quasi 30 mila persone erano riuscite a scappare attraverso i corridoi umanitari. Nella città portuale sul mar d’Azov, dove 350 mila residenti restano intrappolati senza acqua corrente, cibo e medicine e le vittime civili denunciate dall’amministrazione sono oltre 2.500, i raid non danno tregua e in serata hanno colpito un teatro d’arte drammatica convertito in rifugio per «centinaia di persone», tra cui «molti bambini», facendo temere una nuova carneficina. Bombe sono state lanciate anche su una piscina: sotto le macerie, secondo i soccorritori, ci sarebbero donne incinte e bambini. Dagli ospedali cittadini rimbalzano immagini drammatiche di feriti con i corpi dilaniati e insanguinati e diversi cadaveri accatastati per l’impossibilità di seppellirli. Ma Mosca nega questo raid, come quello a Chernihiv, accusando la milizia ultranazionalista ucraina del Battaglione Azov di aver distrutto l'edificio.
Nel mirino dei bombardamenti sono finite anche le torri della radio e delle telecomunicazioni. Una strategia d’assedio che si nutre del terrore seminato tra la popolazione dagli incursori nemici, che continuano a tenere in ostaggio oltre 500 persone nell’ospedale regionale di terapia intensiva, usandoli «come scudo». Un’azione che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha paragonato al sequestro del nosocomio di Budennovsk durante la guerra in Cecenia e che in serata ha spinto il presidente Usa Joe Biden a definire per la prima volta Vladimir Putin «un criminale di guerra».
Insieme ai raid aerei e d’artiglieria, con i carri armati che avanzano, l’accerchiamento di Mariupol si compie anche dal mare. Secondo il consigliere del sindaco Petro Andryushchenko, «i primi missili sono stati lanciati verso la città da una nave vicino a Bilosaraiska Kosa», nella zona costiera sudoccidentale. I timori di un attacco anfibio attanagliano anche Odessa, la preda forse più ambita dell’offensiva di Putin. Con il favore della notte, le navi da guerra nel mar Nero hanno iniziato a bombardare le coste vicino alla città, la terza più grande dell’Ucraina e principale porto del Paese, a poche decine di chilometri dal confine moldavo, mettendo nel mirino postazioni delle forze armate e infrastrutture militari a sud della città, nella zona di Belgorod-Dnestrovsky.
Gli attacchi proseguono anche nel resto dell’Ucraina. A Chernihiv sono stati ritrovati sotto le macerie altri cinque corpi, tre erano bambini. Mentre a Kharkiv, secondo centro del Paese vicino al confine russo, tra i primi a finire sotto d’assedio, sono stati colpiti almeno due edifici residenziali e una scuola. Dall’inizio dell’invasione, le vittime sono almeno 500.
Ma la resistenza ucraina non si piega. A Kherson, sul mar Nero, occupata da giorni dalle truppe russe, un testimone ha riferito all’ANSA di intensi bombardamenti per tutta la notte contro l’aeroporto, dove si trovavano elicotteri russi, in un apparente conferma della controffensiva evocata da Kiev. Sul terreno, intanto, è morto un altro generale russo, Oleg Mityaev: in tre settimane è il quarto, più di quanti Mosca ne abbia persi in tutta la guerra in Siria. E a Melitopol, anch’essa in mano russa, gli ucraini hanno annunciato di aver liberato con un blitz il sindaco Ivan Fedorov, diventato un simbolo della lotta contro l’occupazione dopo il sequestro per essersi rifiutato di ammainare la bandiera. Per lui, i cittadini erano scesi in piazza sotto la minaccia dei fucili russi. Ora, in attesa che torni «presto» alle sue funzioni, possono festeggiare l’annuncio del governo: «Vanya è al sicuro». (ANSA).