Big Data e tamponi a tappeto: così la Cina (ma non solo) ha arginato la seconda ondata

Di Antonio Fatiguso / 26 Ottobre 2020

PECHINO – Melbourne, la seconda città dell’ Australia, uscirà ufficialmente nella notte di martedì dal lungo lockdown di oltre 100 giorni, con lo stato di Victoria, di cui è capitale, che dopo essere risultato l’epicentro della seconda ondata di coronavirus nel Paese ora non ha più casi.

Il caso dell’Australia, insieme alla vicina Nuova Zelanda, segnala come l’area dell’Asia-Pacifico è la parte del pianeta che sembra affrontare con efficacia la pandemia a fronte dell’Europa e degli Stati Uniti che aggiornano con sempre maggiore allarme la pandemia.

La Cina, dove il Covid è stato rilevato per la prima volta a Wuhan, continua a procedere coi test a tappeto: questa volta nello Xinjiang, nel nordovest, sta completando il prelievo dei campioni sugli oltre 4,7 milioni di residenti dell’area di Kashgar. Uno screening di massa che ha evidenziato altri 26 asintomatici facendo salire il totale a 164, scattato sabato scorso quando è risultata positiva ma senza sintomi una 17enne impiegata in un impianto di abbigliamento. La vigilanza delle autorità sanitarie cinesi è massima per scongiurare la temuta seconda ondata, mentre i controlli più stretti sono assicurati negli aeroporti per contrastare i casi ‘importatì dall’estero che annoverano soprattutto i cittadini cinesi al ritorno a casa.

Forte controllo sociale, tracciamento anche telefonico, mascherine e misurazione continua della temperatura nei luoghi pubblici, e App per il semaforo sanitario, dove il verde assicura l’assenza di criticità, sono lo schema messo a punto da Pechino che conta su intelligenza artificiale e i Big Data.

Altri come Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Thailandia stanno registrando numeri contenuti. Tokyo aveva ieri 699 casi, in costante calo sul picco dei 2.000 quotidiani di agosto. I tecnici della sanità nipponica hanno usato la tecnica del ‘tracciamento retrospettivò, ripercorrendo a ritroso i movimenti del paziente ben prima del contagio. Oltre al naturale uso delle mascherine, le autorità hanno azzerato o limitato situazioni a rischio come spazi chiusi e affollati, affidandosi a tecnologie informatiche e intelligenza artificiale.

La Corea del Sud, invece, ha visto oggi un raddoppio a 119 nuovi casi (61 domenica), di cui 94 frutto di trasmissione domestica. Grazie anche all’esperienza maturata con la MERS e all’efficace lavoro di contrasto descrivibile con le tre T, Testing, Tracing & Treating (“testa, traccia e cura”), Seul ha tenuto sotto controllo il Covid dopo un inizio molto difficile. La forte digitalizzazione e i Big Data hanno aiutato, mentre le politiche di tracciamento non hanno risparmiato alcun canale, setacciando anche l’uso delle carte di credito. 

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Redazione
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