Al Baghdadi, il Califfo dell’Isis dalle sette vite forse stavolta è morto per davvero

Di Redazione / 27 Ottobre 2019

BEIRUT – Ucciso in raid aerei, ferito e paralizzato, in fuga tra Mosul e Raqqa: le notizie mai confermate che da anni si rincorrono sulla sorte del capo dell’Isis, Abu Bakr al Baghdadi, hanno contribuito a renderlo una figura leggendaria. L’ultima notizia in ordine di tempo è arrivata stamattina: si sarebbe fatto esplodere per evitare la cattura nel corso di un raid delle truppe Usa nella Siria nord-occidentale. Lo riferiscono diversi media americani citando fonti del Dipartimento della Difesa di Washingrton. 

Anche se è apparso in video più recenti, l’ultima immagine verificata che si ha di al Baghdadi risale ormai a quasi tre anni fa, quando proclamò la nascita del ‘Califfato’ dalla moschea Al Nouri di Mosul. 

Baghdadi nasce da una famiglia sunnita nel 1971 a Samarra, in Iraq, cittò simbolo dello sciismo. Il nome al secolo è Awwad al Badri. L’epiteto attuale è composto dal nome di uno dei primi quattro califfi dell’Islam con l’aggiunta dell’origine geografica della città dove è cresciuto: Baghdad.

Nel 2003, durante l’invasione anglo-americana dell’Iraq, Awwad, allora trentaduenne, forma un gruppuscolo armato e si unisce alle formazioni jihadiste. Nel 2005 finisce nelle mani dei soldati americani e passa quattro anni in una prigione nel sud di Baghdad, per venire poi rilasciato.

Quando il 18 aprile del 2010 l’allora capo dello Stato islamico dell’Iraq, Abu Omar al Baghdadi, viene ucciso, i vertici della piattaforma nominano responsabile del gruppo Abu Bakr, da poco tornato in libertà. Un mese dopo, il 16 maggio, +è proprio il nuovo leader ad annunciare la sua alleanza con al Qaida, guidata da Ayman al Zawahiri. Ma subito dopo Al Baghdadi comincia a sfidare l’autorità del medico egiziano, successore di Osama bin Laden (ucciso nel 2011) e rintanato sulle montagne tra Pakistan e Afghanistan.

Con l’inasprirsi della guerra siriana nel 2013 e con il ritiro di gran parte delle truppe governative di Damasco dal nord e dall’est siriano, gli uomini di Baghdadi risalgono facilmente l’Eufrate e prendono Raqqa senza colpo ferire, proprio come e’ successo poi con Mosul, la seconda città dell’Iraq, caduta nel giugno 2014.

Nell’aprile del 2013 Baghdadi – su cui gli Usa hanno messo una taglia di 25 milioni di dollari – rompe con al Qaida. Forte di successi militari ancora inspiegabili contro eserciti descritti come i più potenti della regione, il credito di Baghdadi ha conquistato i cuori di migliaia di giovani disadattati di mezzo mondo in cerca di una ragione per vivere e morire. 

La Casa Bianca ha annunciato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump farà “una dichiarazione importante” domenica mattina alle 9 (le 14 ora italiana), ma non ha fornito ulteriori dettagli. L’annuncio è arrivato subito dopo che Trump ha twittato: “È appena successo qualcosa di molto grande!”, riferendosi probabilmente al raid americano in Siria che avrebbe portato, secondo quanto annunciato dai media Usa, alla morte del leader dell’Isis al-Baghdadi. 

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Tag: al baghdadi isis siria trump usa