Per i cinque passeggeri del Titan non c’è più nulla da fare. Dopo giorni di ricerche disperate, sono stati trovati vicino al relitto del Titanic i rottami del sommergibile di OceanGate disperso da domenica.
Il robot schierato per setacciare gli abissi dell’oceano a caccia del sottomarino ha rinvenuto, secondo indiscrezioni rilanciate in serata dalla Bbc, il telaio di atterraggio del batiscafo e la sua parte posteriore. Con molta probabilità, spiegano gli esperti, il veicolo è imploso istantaneamente forse a causa di un cedimento strutturale dovuto alla pressione o a un malfunzionamento.
I rottami trovati del sommergibile Titan sono in linea con una «catastrofica perdita di pressione» ha detto la Guardia Costiera americana.
La gelata sulle poche speranze ancora rimaste di ritrovare il veicolo e i suoi passeggeri ancora in vita è arrivata con il tweet della Guardia Costiera americana intorno alle 11.55 locali – le 17.55 italiane – sul ritrovamento dei detriti. Un cinguettio di poche parole con il quale le autorità, pur non sbilanciandosi in dichiarazioni e annunci ufficiali, hanno di fatto lasciato intendere che per i cinque facoltosi avventurieri amanti del Titanic ormai non c’era più alcuna speranza.
Al quarto giorno di affannose ricerche, le chance di riuscire a salvare l’equipaggio erano già ridotte al lumicino considerato il freddo gelido e l’ossigeno nel veicolo molto probabilmente esaurito. Nonostante questo i ricercatori, complice il bel tempo, hanno continuano senza sosta e con un’urgenza sempre maggiore la loro attività, affiancati da personale medico specializzato con al seguito una camera iperbarica in grado di contenere sei persone, pronta all’uso qualora ci fosse stato il miracolo.
Le autorità costiere americane e canadesi sono state affiancate da quelle del Regno Unito. Londra ha infatti inviato un aereo militare della Raf con equipaggiamento specializzato e con a bordo un ufficiale sommergibilista, il tenente di vascello Richard Kantharia, esperto conoscitore della guerra sottomarina e delle operazioni di immersione.
Un dispiegamento di forze straordinario che però non ha potuto nulla per salvare la vita all’amministratore delegato di OceanGate Stockton Rush, al miliardario britannico Hamish Harding, al francese Paul-Henry Nargeolet e all’uomo d’affari pachistano e a suo figlio Shahzada e Suleman Dawood.
Mentre il dramma si consuma e si cercano ancora risposte, le polemiche su OceanGate e il suo ceo non si placano. Nel mirino delle critiche c’è la struttura del sommergibile, operato tramite un controller per videogame Logitech F710, la mancanza di controlli sulla sicurezza ma anche i ritardi nel lanciare l’allarme una volta persi i contatti. Il Titan, così come i veicoli simili, è soggetto ad una supervisione regolamentare molto limitata e questo – secondo i critici – ha aperto la strada a scorciatoie in termini di sicurezza da parte della società. Viaggiare sul sommergibile di OceanGate è «un’operazione kamikaze», ha raccontato Arthur Loibl, il 61enne tedesco che due anni fa ha compiuto la stessa immersione. Gli esperti ritengono che uno dei problemi del sottomarino fosse il suo ripetuto utilizzo: per la sua struttura era infatti adeguato alla traversata sott’acqua per un numero limitato di volte, non per immergersi spesso come invece ha fatto. I molteplici viaggi potrebbero infatti aver indebolito la struttura, causandone il catastrofico collasso.
E suonano ormai come un sinistro presagio le parole che l’amministratore delegato Rush aveva pronunciato in un podcast del 2022, quando aveva sostenuto che la sicurezza era un «puro spreco»: «Se si vuole rimanere al sicuro non ci si deve alzare dal letto, non si deve entrare in macchina, non si deve fare niente». Questo è stato il risultato, la maledizione del Titanic continua.