La ex première dame di Francia, Carla Bruni, è stata messa sotto inchiesta nel caso della clamorosa ritrattazione del faccendiere Ziad Takieddine, grande accusatore del marito, Nicolas Sarkozy, nella vicenda dei finanziamenti libici per la sua vittoriosa campagna elettorale del 2007. Carla Bruni è sospettata di sfruttamento di corruzione di testimone e partecipazione ad associazione per delinquere allo scopo di truffa alla giustizia.
Alla moglie dell’ex presidente della Repubblica sono state imposte misure di vigilanza come il divieto di entrare in contatto con tutti i protagonisti della vicenda, ad eccezione del marito. Nella complicata vicenda, Bruni è anche stata posta sotto lo statuto di testimone informato per il reato di associazione per delinquere allo scopo di corrompere personale giudiziario di un altro stato, in Libano.
L’operazione di «sdoganamento» del ruolo dell’ex presidente nella vicenda era l’obiettivo di una vera e propria operazione di comunicazione, hanno appurato i giudici. L’operazione si chiamava «Sauver Sarko», salvare Sarko, nome in codice che nel 2020 indicava l’organizzazione mirante a minimizzare le responsabilità dell’ex presidente nella vicenda del finanziamento libico, per la quale comparirà in tribunale dal gennaio 2025. Obiettivo numero uno, era ottenere da Ziad Takieddine, principale accusatore di Sarkò, una ritrattazione delle accuse. Prima sui media – con un’intervista a Paris Match e una dichiarazione a BFM TV – poi presso un notaio incaricato di recapitare un documento ufficiale alla giustizia francese.
Ziad Takieddine doveva essere pagato lautamente per ritrattare le accuse, si è parlato di 600.000 euro. Dall’indagine è emerso il ruolo centrale nell’organizzazione di Mimi Marchand, protagonista popolarissima della stampa «people” francese, molto amica di Carla Bruni.
Le indagini si sono quindi orientate sulla ex premiere dame e la polizia ha rinvenuto indizi importanti che lasciano pensare che anche lei abbia collaborato con Mimi Marchand per tentare di «salvare Sarko». Alle domande degli inquirenti sul motivo che l’avrebbe indotta a numerose visita a casa di Nicolas Sarkozy all’epoca dei fatti, Mimi Marchand aveva risposto che il motivo era soltanto andare a trovare la sua amica Carla. Gli inquirenti sospettarono però subito Bruni di una «volontà di dissimulare» questi contatti, dal momento che soppresse dalla memoria del suo cellulare tutti i messaggi con la Marchand il 5 giugno 2021, giorno della comunicazione a quest’ultima del suo coinvolgimento nell’inchiesta. Bruni, quindi, sarebbe sospettata di aver svolto un ruolo di contatto fra diversi protagonisti dei fatti.
La vicenda centrale riguarda la ritrattazione di Takieddine nel novembre 2020. Era il principale testimone a carico di Sarkozy dal 2012 sull’inchiesta relativa ai finanziamenti libici ma all’improvviso fu protagonista del clamoroso voltafaccia, anche davanti alle telecamere. Dichiarò che l’ex capo dello stato non aveva «preso un centesimo, cash o non cash, per le elezioni presidenziali» del 2007 da parte dell’allora leader libico Muammar Gheddafi. Poche settimane più tardi, cambiò di nuovo versione, smentendo la ritrattazione.