Messina
Stromboli, scatta allerta gialla: vulcano resta “sorvegliato speciale”
STROMBOLI (MESSINA) – Passa da verde a giallo il livello di allerta per il vulcano Stromboli. Lo ha disposto il Dipartimento della Protezione Civile con la conseguente attivazione della fase operativa di “attenzione” secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di emergenza per l’isola. La decisione, spiegano dalla Protezione civile, è stata adottata in seguito alle esplosioni parossistiche registrate ieri e alla luce delle valutazioni emerse durante la riunione odierna con i Centri di Competenza, il Dipartimento della Protezione Civile della Regione Siciliana e acquisito il parere della Commissione Grandi Rischi, riunitasi a Roma. La valutazione è basata sulle segnalazioni delle fenomenologie e sulle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai centri di competenza che per lo Stromboli sono l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Osservatorio Etneo, Osservatorio Vesuviano e Sezione di Palermo) e il dipartimento Scienza della Terra dell’Università di Firenze. L’innalzamento del livello determina il potenziamento del sistema di monitoraggio del vulcano e l’attivazione di un raccordo informativo costante tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
Il Dipartimento della Protezione Civile condivide tali informazioni con la struttura di protezione civile della regione Siciliana che, soprattutto in relazione a scenari di impatto locale, allerta le strutture territoriali di protezione civile e adotta eventuali misure in risposta alle situazioni emergenziali. Indipendentemente dalle fenomenologie vulcaniche di livello locale, che possono avere frequenti variazioni, persiste una situazione di potenziate disequilibrio del vulcano. Occorre quindi tener presente che i passaggi di livello di allerta possono non avvenire necessariamente in modo sequenziale o graduale, essendo sempre possibili variazioni repentine o improvvise dell’attività.
L’ Ingv rende poi noto che le esplosioni di ieri sullo Stromboli, con la conseguente espulsione di una discreta quantità di materiale piroclastico in mare, hanno anche causato un “piccolo tsunami”, che però «non ha avuto un impatto significativo», spiegando che la stazione dell’Ispra a Ginostra «ha registrato una variazione con un picco di circa 40 cm del livello del mare in corrispondenza della sequenza parossistica». Anche oggi, aggiorna l’Ingv, «si registra attività di spattering dall’area centro-meridionale ed un trabocco lavico attivo che genera quattro flussi attivi che si propagano nel settore meridionale della Sciara del Fuoco raggiungendo la linea di costa».
Sull’isola convivono normalità e allerta, all’indomani della violenta esplosione, quella di maggiore energia registrata dal 1985 ad oggi, che ha provocato la morte di un 35enne appassionato di mare, vulcano e foto, Massimo Imbesi, sul sentiero di Punta del Corvo a Ginostra. Con lui c’era un suo amico e coetaneo brasiliano, Thiago Takeuti, che rivive la tragedia dicendosi «miracolato» e chiedendosi «perché sono rimasto vivo io?». Ha negli occhi ancora quei momenti terribili: «Dopo l’eruzione – ricostruisce – abbiamo cercato riparo in una zona dove il fuoco era già passato e pensavamo non tornasse. Ma correndo tra le pietre e i lapilli siamo caduti a terra. Respirava sempre più affannosamente. Ho provato a rianimarlo ma non c’era più niente da fare…». La salma di Imbesi, portata nella notte a Milazzo con una motovedetta della Gdf, dopo un’ispezione cadaverica su disposizione della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto è stata restituita ai familiari per i funerali. Il premier Giuseppe Conte, rimasto in costante contatto con il Dipartimento della Protezione Civile per essere aggiornato sulla situazione, ha «ringrazio tutte le forze coinvolte nelle operazioni di soccorso e assistenza» e rivolto “un pensiero a Massimo Imbesi e un abbraccio a i suoi cari».
Intanto Stromboli cerca di tornare alla normalità. C’è gente che fa il bagno nella spiaggia di Petrazze, e ci sono due Canadair che fanno il pieno di acqua in mare per lanciarla sui focolai rimasti accesi sul costone dell’isola, lontani dal centro abitato. Un contrasto forte, anche se chi vive sotto un vulcano attivo è abituato a convivere con ‘Iddù (‘Luì), come lo chiamano da queste parti. E anche chi parte promette amore eterno all’isola: torneremo anche il prossimo anno. A fronte della circa 100 persone che hanno lasciato di corsa Stromboli, oltre 20 hanno già fatto rientro. «Se non ci sono altre attività come quelle di ieri – spiega il comandante del corpo dei vigili del fuoco, Fabio Dattilo – la situazione sta tornando alla normalità. Restano alcuni focolai che saranno spenti dai Canadair. In ogni caso noi manterremo il presidio anche per i prossimi giorni». Anche perché il vulcano, che si estende sotto il livello del mare per circa 3.000 metri, «è ancora in disequilibrio», ricorda Eugenio Privitera direttore dell’Osservatorio etneo e dell’Ingv di Catania. Inoltre i “tremori registrati nei condotti magmatici interni da ieri sera sono saliti a livelli alti” e per precauzione il sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, ha disposto il divieto di escursioni. Ci sono state altre esplosioni nella notte che i residenti, per le vibrazioni delle case, hanno ricondotto erroneamente a dei piccoli terremoti. Segnali che hanno indotto il dipartimento della Protezione civile ad alzare il livello di allerta a ‘giallò. «Il vulcano resta un sorvegliato speciale», conferma Privitera. Una linea condivisa dalla prefettura di Messina: «al momento – affermano da Palazzo di governo – non abbiamo situazioni che possono indurre a far evacuare l’isola alla luce delle valutazioni tecniche. Chiaramente il vulcano è imprevedibile dobbiamo tenere conto di questo». E per mera precauzione nel porto di Stromboli, su indicazione della Regione Siciliana, è già arrivata la motovane Helga della Caronte & Tourist Isole Minori come mera misura preventiva di soccorso.
La zona maggiormente colpita è quella di Ginostra: la piccola frazione marinara ha le piccole stradine coperte da un spesso strato di cenere lavica, lapilli carbonizzati e pomice nera. Sul posto, per dare una mano a pulire e a rendere sicure e accessibili le vie di fuga, è arrivata una squadra di volontari.
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