Dallo scorso mese di maggio è stato dato il via al nuovo progetto scientifico denominato Seismofaults firmato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR di Roma e Bologna), dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV di Roma, Palermo e Gibilmanna) e l’università la Sapienza di Roma, che si propone di monitorare ed esplorare da vicino le faglie sismiche del Mar Ionio e dello Stretto di Messina.
Con i nuovi dati raccolti, non solo sarà possibile individuare e definire le faglie potenzialmente origine di terremoti e tsunami catastrofici, ma anche raccogliere informazioni per lo studio di fenomeni precursori dei terremoti, come ad esempio anomalie nelle modalità del degassamento dai fondali marini, al fine di esplorare la prevedibilità dei terremoti. I due moduli geochimici di fondo mare sono stati installati proprio per quest’ultima finalità. Il materiale scientifico e divulgativo è disponibile nel sito: www.seismofaults.it.
Si tratta di una regione, quello dello Stretto di Messina e il vicino Mar Ionio in cui hanno avuto origine importanti terremoti e maremoti nel corso degli ultimi secoli che hanno provocato morte e distruzione. Ricordiamo, tra gli eventi sismici catastrofici, quelli del 1908 (Messina e Reggio Calabria), 1905 (Calabria meridionale), 1783 (Calabria meridionale), 1693 (Val di Noto), 1169 (Sicilia orientale) e 362 d.C. (Sicilia orientale e Calabria meridionale). Solo nel 1908 le vittime furono più di 80.000. Le strutture sismo-tettoniche e morfologiche da cui hanno avuto origine i terremoti e i maremoti sopra menzionati sono ancora totalmente o parzialmente sconosciute.