Politica, finanza e Formazione: l’ascesa dei Genovese tra voti e scandali

Di Franco Nicastro / 23 Novembre 2017

MESSINA – Come fa un giovane di 21 anni a raccogliere quasi 18 mila voti ed entrare trionfalmente nel parlamento siciliano? Non ci sono soltanto «meriti personali», orgogliosamente rivendicati. Lui stesso ha offerto una chiave di lettura di quel successo elettorale: «L’affetto e la fiducia della gente hanno confermato che la famiglia Genovese è amata» perché «a Messina ha fatto solo del bene».

E in effetti Luigi Genovese è entrato nella scena politica come l’ultimo interprete di una saga familiare che annovera tanti comprimari. All’origine c’è la figura di Luigi, il capostipite, che dal piccolo paese di Ucria riuscì a conquistare un ruolo di prestigio nella Dc siciliana. E all’ombra di un altro parente illustre e influente, Nino Gullotti, più volte ministro, riuscì a farsi eleggere deputato per sei legislature di fila, dal 1972 al 1994.


Nino Gullotti e Luigi Genovese senior in due foto d’archivio

Luigi sr, nonno di Luigi jr, scomparso nel 2015, era un uomo di poche parole ma dallo sguardo profondo. E prima di farsi da parte passò, da buon padre di famiglia, il testimone al figlio Francantonio che intanto cominciava a farsi strada tra la politica, l’economia, la finanza (è socio della Caronte che gestisce il servizio di traghetti sullo Stretto), il grande affare della Formazione siciliana.

Francantonio ha bruciato in fretta tutte le tappe del successo: prima presidente nazionale del Movimento giovanile della Dc, poi deputato all’Assemblea regionale siciliana con la Margherita, quindi sindaco di Messina con una coalizione di centrosinistra, segretario regionale del Pd e dal 2013 deputato nazionale. Lo è ancora, nel gruppo di Forza Italia, malgrado sia finito ormai da qualche anno al centro di una bufera giudiziaria.

Lo scandalo della formazione ha alzato il coperchio sul «sistema Genovese» fatto, secondo l’accusa, di clientele intrecciate a truffe, malversazioni, riciclaggio. Da quel sistema la famiglia Genovese avrebbe tratto le proprie fortune e una parte dell’immenso «tesoro» che, secondo la Guardia di finanza, sarebbe stato occultato al fisco e portato all’estero sotto l’ombrello di «paradisi fiscali».

Con Francantonio regista delle operazioni si sarebbero ritrovati la moglie Chiara Schirò, la cognata Elena Schirò e il cognato Franco Rinaldi che fino a due settimane fa occupava come deputato regionale quel posto che ora sarà preso dal nipote Luigi come un’eredità di famiglia. Nell’inchiesta per riciclaggio sono coinvolti anche la sorella di Francantonio Genovese, Rosalia, e il nipote Marco Lampuri.


Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi

La resistibile ascesa dei Genovese si è intanto inoltrata su un terreno vischioso. Dallo scandalo della formazione è arrivata per Francantonio Genovese una condanna a 11 anni in primo grado preceduta da una fragorosa rottura con il Pd che alla Camera aveva votato per il suo arresto. Per tutta risposta Genovese ha cambiato casacca portandosi in Forza Italia tutta la sua rete di consiglieri comunali, presidenti di organismi, componenti di commissioni: una folta schiera di collettori di voti.

Questa formidabile macchina del consenso è stata messa in campo per portare all’Ars il figlio e per celebrare forse l’ultimo trionfo di una lunga saga familiare che, a sentire Luigi Genovese, annovera anche un santo, padre Annibale di Francia, antenato di parte materna. Tanto per dire che dalla famiglia non ha “ereditato voti ma anche valori». 

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Redazione
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