Non “fermarono” uxoricida denunciato dodici volte: magistrati condannati

Di Alessandra Serio / 13 Giugno 2017

Messina – Si è concluso con un verdetto destinato a fare giurisprudenza la causa, celebrata davanti al Tribunale di Messina, intentata contro i magistrati che non fermarono l’uomo che uccise Marianna Manduca, 10 anni fa, a Palagonia, lasciando orfani 3 bambini. Il processo, intentato dal padre adottivo dei ragazzi, chiedeva al Tribunale di Messina di stabilire se ci fossero responsabilità dei magistrati che si occuparono della vicenda, dopo le prime denunce della vittima contro il marito, Saverio Nolfo. E secondo i giudici peloritani questa inerzia ci fu, fu colpevole e le vittime vanno risarcite. E’ una sentenza rivoluzionaria, spiega l’avvocato Licia D’Amico, legale del padre adottivo insieme all’avvocato Alfredo Galasso: “Sono estremamente rare le condanne dei magistrati al risarcimento del danno prodotto da loro inerzie o errori”. La Corte ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei giudici che, dopo i primi segnali di violenza da parte del marito, non hanno trovato il modo di fermarlo. Se i primi segnali della escalation di violenza potevano essere incolpevolmente sottovalutati, così non poteva essere dopo le prime denunce formali, le testimonianze, il racconto della vittima, minacciata chiaramente di morte dal marito che le ha mostrato il coltello, lo stesso con la quale poi ha messo fine alla sua vita.

I legali catanesi sono contenti a metà. La sentenza riconosce la responsabilità civile del magistrato per i i soli danni materiali, non per quelli morali patiti dai tre figli piccoli della coppia. “Al Tribunale di Messina avevamo chiesto una interpretazione evolutiva e costituzionalmente orientata della norma pur recentemente riformata, nel 2015, – spiegano gli avvocati D’Amico e Galasso – che formalmente riconosce il danno non patrimoniale soltanto per la privazione della libertà personale , che per il momento non abbiamo ottenuto. Vedremo cosa ne penseranno ora il giudice nazionale e la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo”. Sullo sfondo resta l’assurda morte di Marianna, uccisa a 32 anni dal marito dopo 12 denunce. Una morte annunciata, quella di Palagonia, un caso di femminicidio classico e drammatico, dove la violenza di un uomo non ha trovato alcun argine nella giustizia.

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: corte d'appello manduca messina palagonia