Messina
NoG7, corteo manifestanti non si ferma in piazza e avanza: è scontro con Polizia
TAORMINA (MESSINA) – Non c’erano black bloc, non c’erano anarchici greci e tedeschi, non c’erano quelli che gli apparati di sicurezza chiamano i professionisti della violenza: il corteo contro i potenti della terra che ha attraversato Giardini Naxos, temuto al punto che decine di commercianti hanno pensato bene di blindare i propri negozi con assi di legno e lamiere salvo poi applaudire gli stessi no global al loro passaggio sul lungomare, è sfilato via pacifico e colorato. Fino alla fine, quando non più di cinquanta manifestanti, contro la volontà di buona parte del corteo, ha cercato e trovato il contatto con le forze dell’ordine, con l’unico obiettivo di ottenere le prime pagine di giornali e telegiornali. Lo scontro è durato 30 secondi, il tempo necessario alle forze di polizia per lanciare 6 lacrimogeni e una carica di alleggerimento.
Il tanto temuto controvertice, alla fine, è stato quello che era giusto fosse: una manifestazione di chi in questa terra vive e ogni giorno lotta contro i suoi problemi atavici. «La Sicilia non è la cartolina del teatro greco di Taormina con l’Etna alle spalle e le Frecce tricolori a sfrecciare nel cielo. Questa è una terra militarizzata, sfruttata, abbandonata, martoriata. Abbiamo Sigonella, abbiamo il Muos, abbiamo l’aeroporto di Birgi da dove decollano i droni, non c’è lavoro e quello che c’è è sfruttamento. Siamo la terra dove l’Europa sta sperimentando i nuovi lager per migranti, gli hot spot», ripetono gli organizzatori della protesta. In piazza ci sono i movimenti di Catania e Messina, i No Muos e la Carovana Migranti, i napoletani di Insurgentia arrivati con una nave. Per una dozzina di cosentini, invece, è scattato il foglio di via una volta arrivati a Messina: avevano precedenti specifici e sono stati rimandati indietro. E ci sono i palermitani del centro sociale ex Carceri, qualche decina di antagonisti veneti e romani. Sono quelli che, stando a quanto dicono gli stessi manifestanti, hanno dato vita agli scontri finali con la polizia.
In tutto un migliaio di persone che sfilano tranquille sul lungomare, sotto un sole potente e i turisti in costume. «Non siamo noi gli invasori, sono loro che devono andarsene», urlano al megafono rubando gli applausi anche ai cittadini di Giardini che dai balconi li osservano. Il bersaglio sono i sette potenti riuniti qualche centinaio di metri più in alto, con Trump un gradino sopra tutti. Il presidente americano è «fascista», è “maschilista», è il «primo finanziatore del terrorismo». “Temevano gli Unni, hanno schierato un esercito. Ma gli Unni sono lassù a Taormina». In Sicilia sono arrivati anche i rappresentanti del movimento No Tav. «Siamo con voi e con tutti quelli che violano questi divieti assurdi. La vittoria più grande è continuare a resistere e a difendere il territorio».
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Il corteo arriva senza problemi a piazza Municipio, dove era prevista la chiusura. Ma un gruppo di una cinquantina di manifestanti a viso scoperto e maglietta rossa prosegue dritto verso il blocco delle forze di polizia, che sbarrano la strada verso Taormina con blindati e cancellate. Un cul de sac dove lo scontro è inevitabile. Ed infatti è quello che avviene: partono manganellate, vola qualche lacrimogeno e qualche bottiglia, i manifestanti si disperdono per poi ricompattarsi qualche minuto dopo, sfidano ancora le forze di polizia ma questa volta senza cercare un nuovo contatto. Finisce così anche il controvertice, dopo quello dei grandi. E il dato di fatto è che l’imponente sistema di sicurezza messo in piedi ha funzionato, per l’uno e per l’altro. «Oggi abbiamo dato un’immagine altamente positiva del nostro Paese in tutto il mondo – dice il ministro dell’Interno Marco Minniti dopo aver fatto i complimenti al capo della Polizia Franco Gabrielli -. Ancora una volta il complesso e articolato dispositivo di sicurezza che abbiamo messo in atto ha consentito il regolare e assolutamente sereno svolgimento del Vertice del G7».
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