MESSINA – All’Assemblea Regionale Siciliana, il più antico Parlamento d’Europa, non potrà mettere piede per un po’. Costretto a casa dagli arresti domiciliari disposti dal gip di Messina, Cateno De Luca, istrionico deputato eletto solo due giorni fa nella lista dell’Udc, incurante della misura cautelare grida al complotto. «Mi vogliono fermare», tuona in un video pubblicato su Facebook prima che i suoi legali gli sconsiglino di continuare a esternare sui social, violando il provvedimento del giudice.
Giacca da camera rossa e pigiama celeste a strisce, l’ex sindaco di Fiumedinisi (Messina), recordman di preferenze alle ultime regionali con 5418 voti, ammette candidamente su FB di aver saputo giorni fa dell’imminente arresto. Talpa un fantomatico personaggio legato alla massoneria e parente strettissimo – dice – di un magistrato.
Fughe di notizie tutte da accertare, mentre certa, per la Procura, è l’evasione fiscale da un milione e 750mila euro che De Luca avrebbe commesso con la complicità di alcuni suoi collaboratori. Tra questi Carmelo Satta, anche lui arrestato, e una sfilza di segretarie e personaggi che ricoprono vari ruoli nel Caf Fenapi srl che, secondo gli inquirenti, sarebbe controllata e gestita da De Luca e solo formalmente intestata a Satta. Le indagini hanno accertato un complesso reticolo societario che faceva capo alla Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori e alla Caf Fenapi srl, utilizzato, nel tempo, per un sofisticato sistema di fatturazioni fittizie finalizzate all’evasione delle imposte dirette ed indirette.
«Lo schema evasivo emerso – spiegano gli investigatori – prevedeva l’imputazione di costi inesistenti da parte della Federazione Nazionale a vantaggio del Caf Fenapi srl. La frode si è sviluppata basandosi sul trasferimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione nazionale, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest’ultima, che ha determinato un notevole risparmio di imposta».
Nell’ambito dell’indagine, coordinata dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, sono state denunciate otto persone ed è stato disposto il sequestro per equivalente, fino all’ammontare dell’illecito risparmio di imposta, sia nei confronti degli arrestati che nei confronti della società Caf Fenapi.
«La spregiudicatezza e la pervicacia degli indagati, e soprattutto di colui che risulta essere il capo e promotore di questa organizzazione illecita – scrive il gip nella sua ordinanza – si palesa anche attraverso i contegni assunti durante gli accertamenti allorquando…gli stessi si prodigano nel confezionare ad arte i documenti», «lasciando chiaramente trapelare la preoccupazione di sistemare le carte dando ad esse una parvenza di regolarità e legalità al fine di superare indenni i controlli fiscali». Una «spregiudicatezza e caratura criminale», dice ancora il gip, che si manifesta anche nel meccanismo «assai affinato, complesso ed articolato delle frodi fiscali» messe in atto.
Oltre al deputato regionale Cateno De Luca e al suo collaboratore Carmelo Satta, sono coinvolti nell’inchiesta Cristina e Floretana Triolo, Antonino Bartolotta, Giuseppe Ciatto, Domenico Magistro, Francesco Vito, Carmelina Cassaniti e Fabio Nicita. Per loro, tutti denunciati, non è stata chiesta la misura cautelare. Tra gli indagati anche la srl Caf Fenapi.
Le Triolo sono due collaboratrici di De Luca e lavorano anche al Fenapi, Ciatto è un commercialista che fa le dichiarazioni fiscali del Caf Fenapi, Nicita è il vicepresidente del cda del Fenapi, Cassaniti legale rappresentante del Caf Fenapi, Bartolotta è uno stretto collaboratore di De Luca, Magistro è presidente del collegio sindacale del Caf Fenapi e Vito è il responsabile dell’area fiscale del Caf.
L’inchiesta che ha portato all’arresto del deputato dell’Udc Cateno De Luca è partita dalla denuncia di un avvocato, Giovanni Cicala, assistente legale del Caf Fenapi srl, nominato dopo alcuni accertamenti svolti sulle attività della società dalla Guardia di Finanza.
L’avvocato incontra De Luca e i suoi collaboratori e comprende che, nonostante il legale rappresentante della Caf Fenapi srl sia Carmelo Satta, pure lui ora indagato, il vero dominus della società è De Luca.
Cicala riceve documenti per impostare la linea difensiva, ma si accorge che le carte ricevute non sono congrue. I rapporti con de Luca, che si muove autonomamente contravvenendo alle indicazioni del legale e a suo dire confermando i sospetti della Finanza, si deteriorano e il legale rinuncia all’incarico.
«De Luca mi fece presente – dichiara Cicala agli inquirenti – che il suo problema era evitare che potessero risalire a lui nella gestione del Caf Fenapi». Il legale definisce la srl «una creatura» del parlamentare. «Che è come una famiglia per lui – aggiunge – che dà lavoro a un sacco di persone».