Messina
L’ultima inchiesta sui Genovese parte dalla scoperta di un conto segreto alle Bermuda
Il maxi-sequestro da cento milioni alla famiglia Genovese, eseguito dalla guardia di finanza di Messina, trae origine dall’’inchiesta della Procura di Messina sulla formazione professionale. Nel luglio del 2013 sugli sviluppi di questa inchiesta dieci persone finirono ai domiciliari per peculato e truffa, e tra loro c’era anche la moglie di Francantonio Genovese, Chiara Schirò.
Il processo, con rito immediato, è cominciato a dicembre del 2103 e fino a quel giorno nessuno – esclusi i magistrati di Messina – sa che Francantonio Genovese è indagato. Ma è solo questione di tempo: il 18 marzo del 2014 la Procura chiede ed ottiene dal gip l’arresto di altre persone e tra essi c’è pure Francantonio Genovese. Per il parlamentare la richiesta è depositata alla Camera dei deputati. Il 15 maggio 2014, alla vigilia delle elezioni europee, l’Aula di Montecitorio dà il via libera all’arresto di Genovese che lo stesso giorno si presenta al carcere di Gazzi accompagnato dal suo legale, l’avvocato Carmelo Favazzo.
Il Gip di Messina, il 21 maggio 2014, annulla l’ordinanza e dispone la scarcerazione di Genovese concedendo gli arresti domiciliari. L’ufficio del Pubblico ministero impugna la decisione e nell’agosto del 2014 Il Tribunale riesame accoglie in ricorso con una decisione che diventa definitiva dopo la pronuncia della Cassazione. Così il 14 gennaio 2015 Genovese torna in carcere, dove resterà fino al successivo luglio, quando il Tribunale sezione feriale lo rimette ai domiciliari.
Il dibattimento che riguarda Genovese si conclude il 23 gennaio 2017, con la sentenza di condanna ad 11 anni di reclusione. E di li a poco anche l’altro troncone del processo vedrà condannati tutti i protagonisti della vicenda: la moglie, la cognata, il cognato, la segretaria.
Ma la Procura continua le indagini patrimoniali e nell’intento di recuperare i fondi sottratti alla formazione scopre un conto estero nascosto dietro una polizza vita in una società delle Bermude. Titolare è una società che ha sede nel paradiso fiscale di Panama, ma dietro il conto, secondo l’accusa, si celano Genovese e la moglie.
Parte da lì l’ultima inchiesta della Procura di Messina, ed è anche l’ultima del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che da ieri è stato assegnato definitivamente con lo stesso ruolo a Catania, che ha portato al maxi-sequestro di oggi e al coinvolgimento, con l’accusa di riciclaggio, anche del figlio di Genovese, Luigi, neo deputato all’Ars.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA