Una corona di fiori deposta all’angolo di via Marconi, nello stesso punto dove 29 anni fa è stato freddato Beppe Alfano. A Barcellona Pozzo di Gotto non è mancato neanche quest’anno, nonostante la pioggia battente, il ricordo del cronista de La Sicilia ucciso dalla mafia l’8 gennaio 1993. Il sindaco Calabrò, forze dell’ordine rappresentanti della stampa hanno voluto fermarsi durante il momento di preghiera celebrato da padre Giuseppe Currò.
La cerimonia a Barcellona si è si è tenuta in forma ristretta per le restrizioni Covid, motivo per il quale anche la famiglia Alfano non ha voluto partecipare. Il figlio Chicco ha inviato un messaggio e la figlia Sonia ha ricordato l’anniversario della morte del padre attraverso Facebook non risparmiando frecciate. «Come ogni anno, la “società civile” e le varie associazioni antimafia, che per alcune vittime di mafia si sbracciano per organizzare convegni, festival e chi più ne ha più ne metta, anche per quest’anno mio padre lo hanno dimenticato. Che dire, grazie a tutti e fatevi un esame di coscienza. Tenetevi i vostri messaggi pregni di ipocrisia e continuate con l’antimafia di facciata». A ricordare Beppe Alfano è stato anche il presidente della Regione, Nello Musumeci. «Era un giornalista tenace e scomodo, un uomo coraggioso alla continua ricerca della verità. Ecco perché fa male ancora di più constatare, a ormai 29 anni dal suo omicidio, che di quella esecuzione in piena regola conosciamo i bracci armati ma non i mandanti. Il modo migliore per alimentare la memoria di Beppe Alfano è non rassegnarsi, ma rinnovare l’impegno quotidiano nella ricerca della verità e nella convinta lotta contro ogni tipo di malaffare».
«Con i suoi articoli – ha scritto in una nota l’Assostampa Sicilia – Beppe Alfano rivelò la presenza della criminalità organizzata in quella parte di Sicilia, la cosiddetta mafia dei Nebrodi. Le sue inchieste fecero emergere storie di appalti irregolari, un traffico di stupefacenti e di armi, intrecci tra cosche, amministrazioni locali e massoneria». «Beppe Alfano – ha detto, invece, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – è stato il simbolo di un giornalismo coraggioso, condotto senza coperture professionali e mosso da un grande impegno civile a servizio della verità in un territorio segnato da collusioni tra mafia e istituzioni. A distanza di 29 anni dal suo omicidio non abbiamo ancora verità e giustizia su un fatto di sangue pieno di zone d’ombra. Anche per questa ragione non dobbiamo dimenticare Alfano, esempio forte di libertà e di impegno per l’affermazione della legalità».