Gioele, padre polemico su ricerche posta video su Fb: «Lo cercavano così mio figlio»?

Di Redazione / 21 Agosto 2020

CARONIA (MESSINA) – «Questo video me l’hanno mandato. Non so cosa pensare. Lo stavano cercando così a mio figlio?». Lo scrive su Facebook Daniele Mondello, il padre di Gioele, che aggiunge: «Viviana non si è uccisa e non ha ucciso il piccolo». Il filmato postato su Fb sembra mostrare un cameraman che sta riprendendo il cammino di un militare per realizzare, probabilmente, un “video di copertura” per servizi di un telegiornale o di una trasmissione televisiva. Daniele Mondello aveva già affidato ai social un suo sfogo sui modi in cui per 15 giorni era stato cercato il bambino di 4 anni scomparso insieme alla mamma subito dopo un incidente sulla Palermo-Messina (la donna sarà ritrovata cadavere sotto un traliccio alcuni giorni dopo). L’uomo, che lo scorso 19 agosto, insieme a familiari, amici, conoscenti e volontari che avevano risposto ad un suo appello lanciato sempre sui social per poter rintracciare il bambino, alla fine di quella dolorosa giornata aveva scritto: “Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti, mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”.

La cognata: “Viviana aveva ingerito pillole, forse aveva tentato suicidio”

I resti di Gioele sono stati trovati sotto una fitta coltre di rovi, da Giuseppe Di Bello, un carabiniere in congedo che con falcetto è riuscito a farsi strada fino al luogo del ritrovamento.

Ad affermare che la donna non avrebbe ucciso il figlio è anche Claudio Mondello, legale e parente della famiglia del papà del bambino che sempre su Fb, traccia la sua ricostruzione dei fatti: «Viviana non si è uccisa e non ha ucciso il piccolo Gioele». «Il bambino sfugge alla vigilanza della madre, dopo l’incidente stradale, e si allontana. Forse anche solo di pochi passi. Probabilmente qualcosa, in quello scenario di campagna, attira la sua attenzione oppure lo spaventa. La madre, terrorizzata, cerca disperatamente di trovarlo, ma i suoi tentativi falliscono». «Al fine di meglio orientarsi, quindi, decide di salire sul pilone della corrente – aggiunge il post – e guadagnare una posizione di privilegio rispetto al luogo circostante. E’ vero che il traliccio è posto più in basso rispetto alla collina adiacente, ma è l’unica tipologia di struttura che consenta di guardarsi intorno a 360 gradi. E’ compatibile, pertanto, con l’idea di chi voglia perlustrare la zona limitrofa; probabilmente (così ipotizzo) per guadagnare il contatto visivo col bambino». «Da quella posizione – ipotizza ancora Claudio Mondello – Viviana, finalmente, rintraccia Gioele: si affretta a scendere, ma, probabilmente per evitare di perdere tempo, ritiene preferibile saltare. Questa scelta le è fatale. Da questo punto in poi faccio mia la ricostruzione di chi ha restituito Gioele alla propria famiglia: Giuseppe Di Bello, ex brigadiere dei Carabinieri. E’ probabile – sottolinea – che il bambino abbia vagato tra i boschi fino al momento in cui è incorso in un incontro funesto (forse un suino nero dei nebrodi; in zona ve ne sono molteplici sia da allevamento che allo stato brado). Quanto sopra deve essere vagliato, in modo accurato, e supportato da evidenze tali da rendere impossibile ogni alternativa possibile. Un lavoro – conclude Claudio Mondello – che impone pazienza, rispetto e silenzio». 

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