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Femminicidio, sotto shock i colleghi di Lorena all’università di Messina:«Era una ragazza solare, una vera siciliana»

Di Massimiliano Cavaleri |

MESSINA – «Siamo sconvolti dalla morte di Lorena, nostra collega e amica, dolce e gentile che condivideva con noi sogni e sacrifici di chi si prepara a diventare un medico. Si sarebbe laureata quest’anno con una tesi in Pediatria e l’amore verso i bambini del reparto era lo stesso per il prossimo, sempre col sorriso e la gioia negli occhi». E’ il messaggio di cordoglio scritto da alcuni colleghi del sesto anno di Medicina per ricordare Lorena Quaranta, la giovane donna strangolata dal compagno stamattina a Furci Siculo, paese della costa Jonica messinese. Una coppia che viene descritta come una coppia normale. Con un futuro professionale che prometteva serenità. 

«La sua vita è stata portata via con un gesto terribile, infame e codardo che ha stroncato il suo futuro – si legge ancora nel messaggio – tanto avrebbe dato alla nostra società». Parole strazianti di persone sgomente per la tragica fine della compagna di studi, una vita stroncata senza un motivo. Chi conosceva Lorena ha riempito i social con espressioni di cordoglio.

All’Italpress anche il ricordo di un amico, che mantiene l’anonimato: «Ci frequentavamo da diversi anni, l’avevo incontrata in Facoltà di recente, prima dell’emergenza coronavirus. Le mancavano poche materie e lavorava già alla tesi in Pediatria: vorremmo chiedere per lei la laurea ad honorem alla nostra Università, Lorena se la merita – afferma -. Era una ragazza siciliana doc: solare, gioiosa, sempre pronta e impeccabile nel sapere gestire affetti, amicizie e studio. Aveva un carattere fortissimo. Tutti noi siamo scioccati da questa notizia perchè conoscevamo bene anche Antonio De Pace, un ragazzo assolutamente insospettabile: era geloso ma nella normalità, non abbiamo mai visto nessuna forma di violenza, neppure verbale, nei confronti di Lorena. Stavano insieme da circa tre anni, lei viveva a Messina con una coinquilina, da settembre scorso aveva deciso di andare a vivere con il fidanzato e si erano trasferiti a Furci, perchè Antonio, originario di Vibo Valentia, era infermiere nel progetto ATI e gli era stata assegnata quella zona; nel frattempo si era iscritto ad Odontoiatria» 

Il rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea parla di «profonda tristezza e dolore della comunità accademica». «In questo periodo di emergenza sanitaria, esperti di settore avevano sottolineato il rischio che la convivenza forzata potesse acuire i conflitti familiari – afferma Cuzzocrea -. Il nostro Ateneo su sollecitazione della CRUI ha aderito a una campagna antiviolenza e alla diffusione del numero 1522, attivo h24 per cercare di prevenire questi terribili episodi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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