Messina
Dia dispone sequestro di 10 milioni ad Amedeo Matacena: c’è anche un traghetto
REGGIO CALABRIA – Una motonave di oltre 8.100 tonnellate di stazza, utilizzata per il traghettamento di veicoli e passeggeri nello Stretto di Messina, 12 società in Italia e all’estero 25 immobili e disponibilità finanziarie all’estero. E’ il patrimonio, stimato in dieci milioni di euro, che la Direzione investigativa antimafia ha confiscato all’armatore ed ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna definitiva a 3 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento di sequestro e confisca è stato emesso dalla Corte di assise d’appello di Reggio Calabria.
Il provvedimento di oggi era stato anticipato nel giugno scorso da un altro sequestro di beni, disposto dopo che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale reggino, proposta della Procura distrettuale antimafia, aveva confermato la “pericolosità sociale» di Matacena. Adesso giunge il sequestro e confisca di altri beni, motivati dalla Corte d’assise di appello col fatto che la maggior «parte dei beni» del patrimonio del Matacena sono «frutto di attività illecite e/o di reimpiego dei loro proventi», e ravvisando «una oggettiva quanto marcata sproporzione» tra gli investimenti effettuati e i suoi redditi dichiarati.
Matacena, a conclusione del processo che lo ha visto condannato, è stato riconosciuto quale uomo politico di riferimento delle cosche reggine a salvaguardia dei loro interessi. Con la sua latitanza ha messo nei guai le persone più vicine a lui ed anche l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, sotto processo perché accusato di averlo aiutato a sfuggire alla cattura cercando anche di agevolarne il trasferimento da Dubai in Libano, ritenuto un Paese più sicuro per evitare l’estradizione. Sul banco degli imputati anche la moglie dell’armatore, Chiara Rizzo, ed alcuni suoi collaboratori, ritenuti responsabili di avere cercato di mascherare il patrimonio di Matacena per evitare eventuali sequestri.
Scajola, nel corso del processo – in corso davanti ai giudici del tribunale di Reggio Calabria – ha sostenuto di avere avuto con l’ex parlamentare un rapporto politico «quasi inesistente», confermando, invece, «essersi mosso soltanto per aiutare Chiara Rizzo» dopo la fuga del marito.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA