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“Cellula” del clan Santapaola a Messina: 30 in manette, anche un funzionario, imprenditori e un avvocato

Di Redazione |

MESSINA – Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Messina stanno eseguendo un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di 30 persone accusate di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e possesso illegale di armi. Le indagini del Ros hanno accettato per la prima volta la presenza di una cellula operativa a Messina della famiglia mafiosa di Santapaola di Catania. Il gruppo avrebbe avuto interessi negli appalti pubblici grazie alla collusione di alcuni funzionari dell’amministrazione comunale per l’acquisizione di immobili da adibire ad alloggi popolari, ma avevano anche interessi nella corse clandestine di cavalli e nelle scommesse. I particolari dell’operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle 11 al comando provinciale dei carabinieri di Messina. 

La “cellula” del clan Santapaola di Catania operativa a Messina aveva anche interessi negli appalti, attraverso l’imposizione di forniture e manodopera grazie a funzionari corrotti. E’ quanto emesso dalle indagini dei carabinieri del Ros. In un episodio in particolare, riferito al risanamento della zona di Fondo fucile, non si sarebbe data esecuzione all’appalto per rinuncia degli stessi indagati che, in corso d’opera, hanno ritenuto economicamente più vantaggioso alienare gli immobili sul libero mercato. Il gruppo avrebbe avuto interessi anche nell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e ad Expo, e gestito il gioco illegale e avuto un ruolo nelle scommesse di calcio. Poteva contare anche su informatori in uffici pubblici, di polizia e della Procura.

Ci sono anche un funzionario del Comune di Messina, accusato di corruzione, imprenditori e un avvocato, indagato per riciclaggio tra gli arrestati dell’operazione. Secondo la Dda della Procura di Messina sarebbero «tutti connessi a un disegno di gestione di interessi economici illeciti contrassegnati da riservatezza e reciproca affidabilità».

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All’avvocato, Andrea Lo Castro, che avrebbe messo a disposizione del gruppo criminale le proprie competenze professionali per consentire il riciclaggio di denaro tramite falsa intestazione di beni e l’elaborazione di strategie per la frode ai creditori è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il blitz è scattato nelle provincie di Messina, Catania, Siracusa, Milano e Torino, con il coordinamento del procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dei sostituti Liliana Todaro, Maria Pellegrino e Antonio Carchietti per associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, corruzione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio, reati in materia di armi. Per 10 degli indagati il Gip ha disposto la misura degli arresti domiciliari.

E’ la prima volta che si scopre, a Messina, una cellula di Cosa nostra del clan Santapola di Catania. Sarebbe stata gestita da persone appartenenti alla famiglia di Francesco e Vincenzo Romeo, il cognato ed il nipote del boss Nitto Santapaola, perché rispettivamente marito e figlio della sorella Concetta Santapaola. Il ruolo di capo, secondo le indagini del Ros, era rivestito da Vincenzo Romeo, sotto la supervisione del padre, Francesco, e con la collaborazione dei fratelli, Pasquale e Benedetto e Gianluca. Accertati i cospicui interessi dell’organizzazione nella gestione di centri scommesse e nella distribuzione di macchinette video-poker in provincia di Messina attraverso diverse società. Dal complesso delle acquisizioni è emersa anche ancora, l’influenza di Vincenzo Romeo sulla Primal s.r.l., società titolare di una concessione con diritti su 24 sale e 71 ‘corner’.

Proprio Romeo in alcune intercettazioni ambientali agli atti dell’inchiesta della Dda della Procura di Messina, spiega di aver preso parte a Roma ad un incontro con i finanziatori di questa società e che nell’occasione sarebbero stati presenti numerosi rappresentanti di diverse «famiglie» della Sacra Corona Unita e della ‘Ndrangheta. Vincenzo Romeo sarebbe intervenuto con esponenti della cosca dei Barbaro di Platì (Reggio Calabria) per definire la «messa a posto» delle società messinesi «Demoter S.p.a.», riconducibile a Carlo Borrella ex presidente dell’associazione degli imprenditori edili di Messina e «Cubo S.p.a.», che, secondo l’accusa, essendo state finanziate dall’organizzazione mafiosa, si erano avvicendate nei lavori di realizzazione e parziale adeguamento della «S.S. 112 Dir. SGC Bovalino – Platì – Zillastro – Bagnara».

Sono trenta i destinatari dell’ordinanza emessa dal Gip di Messina, ma due persone sono ancora irreperibili, perché all’estero. Uno di loro è l’ex presidente dell’Ance di Messina Carlo Borella. Tra gli arrestati un funzionario comunale, Raffaele Cucinotta, imprenditori, commercianti e un avvocato, Andrea Lo Castro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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