Una lirica Montaliana, dedicata al mar Mediterraneo, come tributo memoriale personale al prof. Sebastiano Tusa, in occasione dell’anniversario della sua tragica scomparsa.
Rosamaria Rita Lombardo
“Noi non sappiamo quale sortiremo domani, oscuro o lieto; forse il nostro cammino a non tocche radure ci addurrà dove mormori eterna l’acqua di giovinezza; o sarà forse un discendere fino al vallo estremo, nel buio, perso il ricordo del mattino.
Ancora terre straniere forse ci accoglieranno, smarriremo la memoria del sole, dalla mente ci cadrà il tintinnare delle rime. O la favola onde s’esprime la nostra vita, repente si cangerà nella cupa storia che non si racconta! Pur di una cosa ci affidi, Padre, e questa è: che un poco del tuo dono sia passato per sempre nelle sillabe che rechiamo con noi, api ronzanti. Lontani andremo e serberemo una eco della tua voce, come si ricorda del sole l’erba grigia nelle corti scurite, tra le case. E un giorno queste parole senza rumore che teco educammo, nutrite di stanchezze e di silenzi, parranno a un fraterno cuore sapide di sale greco”.
(Eugenio Montale , Ossi di seppia ,Mediterraneo )
Un omaggio in versi al mar Mediterraneo, alla sua lezione di vita, fatta di purezza e di stabilità: un mare modello di padre perché da sempre ha saputo essere vasto, aperto, diverso e insieme fisso, come lo fu, parimenti, il Professor Sebastiano Tusa, che tanto lo amò e frequentò in vita.