Lo dico
«Criminalità Organizzata ieri e oggi» in ricordo del Maresciallo Alfredo Agosta
“Domani date un abbraccio a vostro padre anche per me che non posso più farlo.” Queste le parole commoventi di Giuseppe Agosta durante la conferenza “Criminalità Organizzata ieri e oggi”, svoltasi martedì 18 marzo, in ricordo del padre, il Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri Alfredo Agosta, tragicamente scomparso. La conferenza ha visto una grande partecipazione della comunità universitaria: studenti, professori e rappresentanti delle forze dell’ordine si sono uniti in un dibattito sulla lotta alla criminalità organizzata. L’iniziativa è stata promossa dai Professori Romano e Nicotra del Corso di Laurea in Economia Aziendale, ed è stata inserita nell’ambito del progetto GRINS, in collaborazione con l’associazione antimafia “Alfredo Agosta”.
Il progetto GRINS, allineato con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si concentra sulla ricerca avanzata in ambito economico, politico e sociale. La sua missione è fornire dati utili a orientare le politiche pubbliche, contribuendo a una crescita resiliente, inclusiva e sostenibile del Paese. Un componente chiave del progetto è la piattaforma open data AMELIA, che permetterà di analizzare e comprendere le dinamiche socio-economiche e ambientali a livello locale e nazionale.
Come ha sottolineato il Magnifico Rettore Francesco Priolo, la lotta alla criminalità inizia dal sistema educativo, e avere una conferenza di tale rilevanza all’interno della facoltà di economia è un segnale importante.
Le parole di Giuseppe Agosta, in egual misura della memoria del sacrificio del padre, sono un richiamo a non dimenticare le storie di uomini che, nel rispetto della legalità, hanno cercato di cambiare la propria realtà. Carmelo La Rosa, Presidente dell’Associazione Nazionale Antimafia “Alfredo Agosta”, ha rifatto ricordato che il Maresciallo Agosta perse la vita durante una delicata operazione, sacrificandosi eroicamente per proteggere un confidente.
In accordo con quanto affermato dal Dott. Francesco Mannino, Presidente del Tribunale di Catania, in una città dove si diceva “purché si ammazzino tra di loro”, Agosta ha avuto il coraggio di non voltare le spalle, non significa che la guerra alla mafia sia vinta. La giustizia ha, però, ottenuto numerose vittorie. Come ha sottolineato la Dott.ssa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Catania, grazie al sacrificio di coloro che hanno avuto il coraggio di lottare per un futuro giusto oggi possiamo alimentare la speranza.

In seguito il Dott. Mario Barresi introduce l’intervento dei relatori risaltando dei dati relativi all’arresto di Messina Denaro, su un sondaggio della scorsa estate realizzato dal centro Pio La Torre si evince come soltanto il 20% degli intervistati ritiene che la mafia possa essere definitivamente sconfitta, mentre l’80% la considera un fenomeno impossibile da combattere, questo fa capire quanto le mafie siano radicate in maniera anonima nel nostro sapere sociale e la conseguente impotenza che fanno sentire al cittadino.
Il Generale di B. Salvatore Altavilla, Comandante provinciale dell’arma dei carabinieri di Catania, avvia la parte dedicata ai relatori ricordando come fosse Catania nella seconda metà degli anni 80, chiedendosi se i giovani di oggi hanno la consapevolezza di cosa sia la mafia, una consapevolezza che era presente quando il Generale era giovane, questo percorso storico è necessario per capire cosa sia stata veramente Cosa Nostra nella Sicilia dei tanti morti, bisogna partire dalla stessa etimologia della parola per capirne il significato, il termine mafia, infatti, deriva proprio da un termine arabo che indica prepotenza, arroganza. Il percorso storico della mafia siciliana si concretizza quando negli anni 50’ i Corleonesi iniziano a fare riflessioni oltre l’ambito locale, realizzano che i veri introiti provengono dal traffico di droga e dall’edilizia illecita. Solo dopo l’omicidio Dalla Chiesa viene emanata una legge che introduce il reato di tipo mafioso e introdurrà uno strumento importantissimo che consente il sequestro di beni cui i soggetti che ne hanno disponibilità e non ne giustificano l’acquisizione e l’uso lecito, da questi strumenti inizierà l’attività di Falcone e Borsellino e ne verrà fuori il primo maxi processo della storia.
Afferma come in Italia ci sia bisogno dei fatti gravi, conclude spiegando che le importanti operazioni di servizio degli ultimi mesi sono un grande risultato, sfibrare le organizzazioni dall’interno è uno dei metodi più efficaci per far fronte al contrasto della lotta alle mafie.

Continua il Dott. Curcio, Procuratore della Repubblica di Catania: “Perché le mafie da oltre due secoli sono presenti nella vita economica e sociale del nostro paese?”, citando un discorso di Kennedy nota come nel calcolo del Pil faccia parte anche l’operato mafioso, mentre valori come la felicità, il benessere nostro e delle nostre famiglie non ne fanno parte, dovremmo immaginare come sarebbero oggi città come Napoli senza il contesto mafioso. L’intimidazione è un fattore d’uso comune della mafia di ieri e di oggi, la capacità di avvalersi di una forza criminale stratificata nella coscienza collettiva, la differenza degli ultimi anni è che grazie alle nuove reti di informazioni oggi, è aumentata la capacità di intimidazione, la finalità non è più solo il guadagno, ma come obiettivi si aggiungono quello del potere e godere della capacità di intimorire, continua ricordando come la mafia esiste solo perché ha relazioni con le alte istituzioni, la repressione e il sensibilizzare chi ha a che fare con le mafie stesse restano gli strumenti più efficaci per la lotta a questo fatto sociale e come tutti i fatti sociali stesso, è destinato a scomparire.
Di Francesca Quattrocchi e Matteo Leone.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA