Lo dico
Buon giovedì grasso con una favola
– Colombinaaa – gridava Arlecchino – Dove sei? – Vengo, vengo, Arlecchino mio. Che ti succede? – Guarda qui, manca una toppa: si vede l’ombelico! – E dove la prendo adesso una toppa? Colombina si diede un gran da fare a cercare della stoffa per rattoppare il vestito di Arlecchino. Frugò in un cassetto: soltanto carta! Guardò in un altro: solo cianfrusaglie! Rovistò dentro uno scatolo: tanto cellophane e basta! Insomma, non trovò nulla che potesse andare bene, per cui stava rassegnandosi. – Sei una buona a nulla! – esclamò Arlecchino. – Adesso come faccio, vado in giro così a far ridere la gente? Colombina allora, correndo di qua e di là, mise tutto a soqquadro. Prese infine un foglio di cellophane leggero e trasparente, ne tagliò dei pezzi ed uno lo attaccò con dello scotch sul buco del vestito. Quando ebbe finito, l’ombelico di Arlecchino era ancora lì, in vetrina, beffardo più che mai. Colombina lo guardò esterrefatta, cadendo in ginocchio e in lacrime fra i ritagli sparsi a terra. – Ih!… ih!… ih!… Sono una buona a nulla! E, singhiozzando, aggiungeva: – Toppa, tappa! Tappa toppa! Top, tap!…Poi, disperata, prese a picchiare, ora con un pugno ora con l’altro, sul pavimento cosparso di ritagli di cellophane. Mentre così faceva, intravvedeva fra le lacrime, dei colori. Ad ogni “top, tap” miracolosamente, un pezzetto di cellophane si trasformava in una bella toppa colorata. Così, ridendo e piangendo, Colombina si alzò e abbracciò Arlecchino. Poi corse a prendere ago e filo per cucire una bella toppa nuova su quel bruttissimo buco ma, quando si chinò per prendere il pezzetto di stoffa, si accorse che tutte le toppe si erano magicamente unite e a terra c’era ora un bel vestito nuovo, fatto con tante losanghe colorate, gialle, verdi, rosse, blue nere, per il suo caro Arlecchino. Sinnove