«Non possiamo che manifestare il nostro rammarico per la fuorviante ricostruzione che è stata fornita della nostra azienda, da parte di asseriti lavoratori, di cui non conosciamo il nome e di cui dubitiamo della rappresentatività, i quali inopinatamente vogliono arrogarsi il diritto di parlare a nome di tutto il personale aziendale».
La prima reazione alla lettera anonima, siglata genericamente da «i lavoratori di Amts» e pubblicata ieri sul quotidiano La Sicilia è questa: una contro-lettera di risposta, firmata stavolta, da 28 dipendenti dell’azienda partecipata che si occupa dei trasporti e della sosta sul territorio comunale.
Si tratta di: Rosario Adamo, Mario Agosta, Salvatore Caprì, Carmelo Castorina, Vincenzo Cavallaro, Antonio Condorelli, Massimo Casertano, Adele Ferrara, Mario Galati, Antonio Garozzo, Angela Germanà, Chiara La Spina, Rosario Laudani, Sergio Leanza, Carla Licari, Antony Moschetto, Giuseppe Nicotra, Francesca Pettinato, Giovanni Ragonesi, Carmelo Rapisarda, Caterina Rammacca, Giovanni Santoro, Antonio Torrisi, Giuseppe Torrisi, Salvatore Tricomi, Diego Sciuto, Alberto Verallo e Antonio Zimone. Nomi e cognomi che vogliono essere il primo contraltare all’anonimato scelto dai presunti colleghi che, usando un servizio di email noto per la privacy garantita agli utenti, contestavano l’amministratore unico Giacomo Bellavia, chiedendone le dimissioni.
Il «buon operato» di Bellavia, secondo questi lavoratori – tra cui dirigenti e funzionari -, sarebbe «sotto gli occhi di tutti». Al di là di questo, però, i 28 dipendenti Amts ammettono: «Il nostro lavoro è difficile e la nostra attività è tra le più complesse in una città altrettanto difficile da vivere, dove spesso l’ineducazione stradale si associa alla maleducazione di taluni individui. Ma non ci sentiamo in diritto di generalizzare», dicono, replicando al rischio di linciaggi, dovuti ai disservizi e alle lunghe attese dei bus alle fermate, paventati nella lettera pubblicata ieri.
«Finalmente, a differenza, di quanto si registrava in passato, non c’è più la preoccupazione di percepire puntualmente, ogni mese, lo stipendio – proseguono i dipendenti a difesa dell’azienda – Sei anni, fa le casse erano vuote, non si riusciva ad assicurare il pagamento degli stipendi, il Durc non era in regola a causa di ritardi nei pagamenti dei contributi previdenziali, ingente era il debito nei confronti dell’Erario, del fondo di previdenza complementare e dei fornitori, con un elevato contenzioso in essere».
La regolarizzazione della situazione della società, aggiungono, è avvenuta «senza effettuare riorganizzazioni o tagli a danno dei lavoratori come, talvolta, purtroppo succede». E ancora: «Quando vi è la serenità economica, ci sono poi le basi per pianificare il resto, dal rinnovo del parco veicolare alle nuove assunzioni, passando per gli ingenti investimenti attuati in questi anni».
Al di là della situazione economica, i 28 firmatari rispondono in quattro punti alle contestazioni più pesanti. Non sarebbe vero, in primo luogo, che siano state «dimezzate linee che servivano capillarmente la cittadinanza». «La percorrenza autorizzata dalla Regione e dal Comune – replicano i 28 – si è, nei fatti, quasi dimezzata dal 2013 ad oggi; tuttavia negli ultimi anni l’Azienda ha ottimizzato diversi servizi tra loro sovrapposti, riducendo le linee da 55 alle 42 attuali, allo scopo […] di mantenere un livello minimo di servizio su ciascuna linea». Il risultato sarebbe stato «un incremento dell’indice di affidabilità che, solo nell’ultimo anno, è passato dall’85 al 92 per cento». Se, poi, nella lettera di contestazione si parlava di lavoratori prossimi alla pensione assunti tramite concorso, la nuova missiva corregge il tiro: «Rispondiamo che negli ultimi tre anni sono stati assunti 80 nuovi conducenti di autobus (per un totale di circa 120 dal 2018 ad oggi), grazie a un concorso per titoli, caratterizzato da massima meritocrazia, trasparenza e celerità di espletamento».
Gli ultimi due punti della lettera polemica, infine, riguardavano gli affidamenti esterni. Sia per la manutenzione dei mezzi sia per le guardie giurate. La risposta non manca: «Sottolineiamo invece che l’Azienda ha adottato politiche di parziale esternalizzazione della manutenzione che sono prassi consolidata in tutte le aziende di trasporto e che comunque coprono solo il 40 per cento del parco veicolare. Il restante 60 per cento è gestito dal personale interno, per il quale è stato già avviato un percorso formativo» per la migliore gestione dei bus elettrici in arrivo. Sulle guardie giurate, infine: «Tale servizio è stato previsto principalmente per la tutela della sicurezza dei verificatori e degli autisti Amts nonché degli utenti a bordo, in seguito a diversi episodi di aggressioni avvenute sugli autobus e, peraltro, su richiesta degli stessi lavoratori, come avvenuto in altre città (vedi Palermo). Il servizio, che per le sue caratteristiche (guardie giurate) non potrebbe essere svolto da personale dell’Azienda, prevede l’utilizzo di un totale di quindici guardie giurate, che si alternano in due turni, tutti i giorni della settimana, compresi i festivi».
La conclusione: «Il nostro auspicio e desiderio è di non far cadere l’Amts e i suoi lavoratori in un triste gioco delle parti – estraneo all’Azienda e dal becero sapore partitico, in vista di rinnovi o riconferme nelle partecipate comunali. Se così fosse, ci rattristeremmo non poco. La nostra volontà, firmando questa lettera è solo ed esclusivamente quella di salvaguardare l’Azienda e i suoi lavoratori, auspicando che nel futuro il Comune di Catania sappia mantenere percorsi gestionali virtuosi e professionali, assicurando la prosecuzione del risanamento, degli investimenti e della valorizzazione delle risorse umane (con ulteriori assunzioni e investimento sul personale in forza), consapevoli delle difficoltà che dobbiamo affrontare ogni giorno e che resta ancora molto da fare per migliorare sempre di più i servizi che forniamo alla cittadinanza».