Un lavoratore assunto al Sud costa 550 € in più che al Nord
Un lavoratore assunto al Sud costa 550 € in più che al Nord
In base alle stime Svimez, negli anni 2011-2014 le diverse manovre di modifica dell’Irap hanno ridotto il costo del lavoro più al nell’Italia Cento Settentrionale che nel Mezzogiorno
ROMA – Negli anni 2011-2015, un lavoratore assunto a tempo indeterminato al Sud risulta costare circa 550 euro in più rispetto ad uno del Centro-Nord. Nel complesso, infatti, in questo stesso periodo i risparmi delle imprese per neoassunto ammontano rispettivamente a 10.407 euro contro 10.954 euro. È quanto calcola la Svimez nello studio “Modifiche alla disciplina dell’Irap ed effetti sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale: un raffronto territoriale”. In base alle stime Svimez, negli anni 2011-2014 le diverse manovre di modifica dell’Irap hanno ridotto il costo del lavoro al centro-nord di 2.592 euro, al sud di 2.263. La minore efficacia delle misure fiscali per il mezzogiorno “continua e si aggrava” nel 2015, con una riduzione del costo del lavoro di 8.362 euro al centro-nord e di 8.144 al sud. Sud, prosegue, che “viene privato di 3,5 miliardi di euro prelevati dal Piano di azione e coesione per finanziare gli sgravi contributivi anche ad aziende del centro-nord”. Il minore effetto positivo nel 2015 a favore delle imprese del Mezzogiorno è dovuto, spiega l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno, “oltre che alla eliminazione di misure agevolative differenziate, anche al dettato previsto nella normativa (introdotta nel 2014) che vincola la possibilità di usufruire delle deduzioni solo quando l’entità complessiva delle misure agevolative (quella degli anni precedenti insieme alle nuove misure) non superino il costo del lavoro al lordo degli oneri sociali”. Secondo la Svimez, l’intervento sull’Irap, la decontribuzione degli oneri sociali e il Jobs act “non basteranno a rilanciare la domanda di lavoro, soprattutto al sud; occorrerebbe invece ridurre l’onere tributario sul capitale sul modello tedesco, destinare maggiori incentivi fiscali agli investimenti privati e, soprattutto, rilanciare una politica economica di investimenti pubblici”.