I «conti della Fondazione, al netto del consistente pregresso debitorio, sono a posto», quello “economico annuale non produce più perdite, non vi sono sprechi o gestioni disinvolte del denaro” e siate «certi che né questa Diocesi, né la governance abbiano priorità diverse dalla tenuta dell’Oda e dal mantenimento dei vostri posti di lavoro». Lo afferma l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, in una lettera ai dipendenti dell’Opera diocesana di assistenza, anticipando che “il pagamento di due mensilità a strettissimo giro, con buona probabilità entro questa settimana entrante, a fronte della recente pubblicazione, da parte dell’Asp, delle determine di liquidazione dell’acconto relativo al quarto trimestre».
«Questa Diocesi – sottolinea mons. Renna – guarda con inalterata attenzione ai disagi vostri, delle vostre famiglie e della Fondazione tutta, che, comprensibilmente, tolgono serenità e rendono faticoso accettare il ritardo nel pagamento degli stipendi».
«La realtà è quella che il commissario straordinario, Adolfo Landi, per primo e con ciclicità – scrive mons. Renna nella lettera ai dipendenti – vi ha sempre, con dovizia di spiegazioni e approfondimenti, messo a conoscenza: l’Oda dovrà, probabilmente, fare altri sacrifici, in assenza dei quali né i servizi resi all’utenza, né il vostro posto di lavoro potrebbero più esistere. È facile, da parte di chi sceglie, con pervicacia, la facile scorciatoia di fare delle promesse evanescenti, anziché il ben più arduo, ma coraggioso, cammino della collaborazione, insinuarsi nel vostro malessere e portarvi a credere che continuerebbe a esserci un futuro per la Fondazione anche dopo un’eventuale chiusura e l’acquisto di altri privati».
«Sono certo che nessuno di voi, per quanto sofferente – osserva l’arcivescovo di Catania – voglia che sull’Oda venga messa una pietra tombale, e nemmeno che questa Fondazione finisca in pasto agli speculatori, che di voi tutti, dei vostri diritti e degli assistiti avrebbero, a voler usare un eufemismo, ben poco riguardo».
Mons. Renna esorta i dipendenti dell’Oda di Catania a «non abbandonarsi alla sfiducia e all’amarezza, bensì a essere fieri, in primis, del vostro lavoro e dell’Ente per cui prestate la vostra opera, cercando, con le azioni e le parole, di trasferirne, a chi sceglie i servizi che rendete e a chi si adopera per la sua salvezza, l’immagine di una comunità viva, coraggiosa e resiliente».