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La rabbia dei lavoratori siciliani della Sirti, oggi incontro al Mise

Di Redazione |

CATANIA – «No alla macelleria sociale in Sirti. No alla pratica dei massimi ribassi. Il governo eviti i licenziamenti in un settore che non conosce crisi e avvii subito un apposito tavolo al Mise».

Erano in centinaia ieri mattina alla manifestazione sindacale unitaria organizzata a Catania; provenienti dal sud Italia, i lavoratori della Sirti a rischio di licenziamento hanno sfilato da piazza Roma sino a Palazzo Minoriti. Al prefetto Claudio Sammartino hanno chiesto di farsi portavoce sul territorio regionale e nazionale, affinché vengano ritirati gli 833 esuberi (su 3.692 addetti) distribuiti in tutta la Penisola.

In particolare, in Sicilia rischiano di rimanere senza occupazione 148 dipendenti a Belpasso, 152 a Carini e, in Calabria, 96 a Catanzaro.

Eppure gli slogan urlati sotto le bandiere di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno sottolineato la forte volontà dei lavoratori di continuare – uniti – una lotta non solo per la salvaguardia dei posti di lavoro ma anche per la consapevolezza che il ruolo degli operai Sirti, in termini di qualità e sicurezza, è stato imprescindibile per tutta la filiera. Come dimostrato anche dalla presenza dei lavoratori Slc Cgil (settore comunicazione e dunque di grandi aziende come la Vodafone), che hanno così manifestato il loro appoggio ai colleghi.

Una volta giunti di fronte alla Prefettura, sono intervenuti per un breve comizio i coordinatori nazionali Pietro Locatelli (Fiom), Marco Giglio (Fim), Michele Paliani (Uilm), Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil Sicilia, Piero Nicastro, segretario generale Fim Cisl Sicilia, Silvio Vicari, segretario generale della Uilm Sicilia, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Catania, Giacomo Rota, Maurizio Attanasio ed Enza Meli. Intervenute anche le Rsu dei vari stabilimenti. Tutti concordi nell’affermare con forza che i provvedimenti di licenziamento vanno subito respinti. Non c’è alcuna crisi che li giustifichi.

Al prefetto stato consegnato un documento ufficiale firmato da Fim, Fiom e Uilm nazionali, in vista dell’incontro di oggi al Mise. Tra i punti caldi, la richiesta di «un’analisi congiunta», per comprendere «le tendenze e le prospettive del settore a breve-medio termine», la progressiva dismissione della “rete rame” in luogo della fibra ottica, nonché l’implementazione della cosiddetta Banda larga e solo «conseguentemente – si legge nel documento – si capiranno le ricadute circa il fabbisogno occupazionale che la suddetta implementazione tecnologica potrà comportare e sarà possibile individuare gli strumenti più idonei per il governo di questa fase di passaggio».

Per i sindacati «sarà necessario un piano straordinario di ammortizzatori sociali, non solo per accompagnare le fuoriuscite del personale longevo – oltre a quota 100 potremmo avere beneficio se si riaprono i termini per i lavoratori esposti all’amianto, per i lavori usuranti e infine per i cosiddetti lavoratori precoci – ma soprattutto per favorire la riconversione professionale e il ringiovanimento del personale da avviare alle nuove tecnologie, anche informatiche, richieste dal mercato e dai committenti».

Sul criterio del “massimo ribasso”, è stata segnalata la «conseguente forte penalizzazione delle imprese più grandi, strutturate e distribuite sul territorio, rispettose della contrattazione (collettiva ed integrativa) e delle norme in materia di salute e sicurezza. Il criterio della minore offerta, quindi, favorisce direttamente le piccole imprese (prive di una struttura organizzata e spesso di una tutela contrattuale adeguata) con conseguente diniego delle tutele minime che dovrebbero essere garantite ai propri lavoratori (in termini di orari e condizioni di salubrità)». Pertanto, occorre «ridefinire i criteri di ammissione alle gare».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA