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Innovazione e ricerca, la Sicilia è ultima in Europa

Di Michele Guccione |

Palermo. Italia maglia nera in Europa per investimenti in innovazione, e Sicilia, manco a dirlo, ultima in Europa. Nonostante le grandi ambizioni del piano nazionale “Agenda Digitale”, finalizzato a rendere più competitive le aziende italiane e le infrastrutture tecnologiche, l’attuazione del programma stenta a decollare. L’Italia si colloca sul fondo della classifica dei Paesi dell’Unione europea per la capacità di spendere i fondi in Ict e Ricerca e Innovazione, pur avendo fra le dotazioni più elevate. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro. In totale, le risorse disponibili, a valere sul Fondo Fesr 2014-2020, ammontano a 8,3 miliardi di euro: 6 miliardi per la ricerca e l’innovazione e 2,3 miliardi per lo sviluppo dell’Ict. Un valore molto alto di risorse disponibili, il terzo dopo Polonia e Spagna. Ma, dopo quasi cinque anni dall’avvio dell’“Agenda Digitale italiana”, se si osserva la quota di investimenti rendicontati e impiegati dal nostro Paese, si nota che sono stati spesi solo 828 milioni (pari al 12,3% del totale), collocando l’Italia al quartultimo posto in classifica.

In questo quadro negativo, come detto, la Sicilia si evidenzia per il suo estremo ritardo. Gli interventi programmati si rivolgono a settori tecnologici e innovativi che nell’Isola contano appena il 2,1% degli occupati totali. Le somme stanziate ammontano, per ricerca e innovazione e per Ict, a 749,8 milioni di euro, che non sono pochi. Anzi, è la terza regione per stanziamenti. Ebbene, secondo l’indagine dell’Osservatorio dei consulenti del lavoro, le somme impegnate ammontano a 656,6 milioni di euro, ma di questi il totale speso è pari a zero. Esattamente, è l’unica regione a non avere speso ancora nulla, in base ai dati che risultano alla Commissione europea aggiornati allo scorso mese di settembre. Ciò quando in tutto il Paese la spesa è arrivata al 12%. Si legge nell’Osservatorio: «La Puglia, la Campania e la Sicilia sono le regioni che hanno programmato investimenti più ingenti (ciascuna superiore ai 600 milioni) ma, mentre la Puglia ha già rendicontato il 12% delle spese effettuate (in linea con la media nazionale), la Sicilia a settembre 2018 non ha rendicontato alcuna spesa e la Campania solo 5 milioni di euro, pari all’1% della programmazione approvata».

Eppure l’Italia, con i suoi 8,3 miliardi di euro, si colloca al terzo posto in Europa nella classifica delle nazioni con il più alto volume di risorse disponibili per lo sviluppo tecnologico (dopo Polonia e Spagna) e al secondo posto per le somme impegnate. Infatti, in sede di progettazione sono stati impegnati il 73% dei fondi complessivi, e attraverso i programmi nazionali di investimento dell’Agenda Digitale, le somme impegnate in progetti di Ricerca e Innovazione sono state pari a 5,2 miliardi di euro (l’87% dell’investimento massimo utilizzabile) e 1,5 miliardi per l’Ict (il 65% del totale dell’investimento disponibile).

C’è infine da rilevare che la Sicilia non risulta neppure appetibile per gli investimenti dall’estero. Il programma Italia Startup Visa del ministero dello Sviluppo economico, che incentiva e gestisce le richieste di investitori stranieri per avviare startup nel nostro Paese, alla fine del 2018 contava 419 candidature, di cui 102 pervenute nell’ultimo anno. Ebbene, di queste nessuna riguarda insediamenti nell’Isola, ma ve ne sono diverse al Sud (Bari, Foggia, Campobasso, Cosenza, Salerno, e persino Sassari).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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