Un gruppo di docenti precari del Sud chiede “le dimissioni immediate” del sottosottosegretario all’Istruzione Davide Faraone Davide. «Non possiamo mettere le nostre vite, nelle mani di chi, pur rivestendo un ruolo chiave all’interno del Miur, non è riuscito a garantire adeguata rappresentanza ai docenti che da anni vivono con la speranza di una vita lavorativa serena – scrivono in una lettere al premier Matteo Renzi – E la cosa più triste è che il sottosegretario è un uomo del Sud, che più di altri dovrebbe conoscere e capire il dramma che intere famiglie hanno vissuto e che continuano a vivere». Per il gruppo di precari firmatari della missiva (35), «nella ”buona Scuola” abbiamo riconosciuto lo sforzo del governo nel volere scardinare sistemi di comodo che all’interno della scuola hanno consentito fannullonerie e soprusi dei dirigenti; una riforma che, se costruita con il concorso di tutti, avrebbe fatto emergere le parti migliori che in essa sono contenute». «Il piano straordinario di immissioni in ruolo operato dal Miur – sostengono i precari – ha come grande limite quello di tenere ciecamente conto delle sole esigenze di copertura delle cattedre, senza badare alle storie, alle vite ed al rispetto della professione di chi ci sta dietro. La “buona scuola” è stata pensata a misura di alunno, ma anche di docente. Con che spirito noi deportati andremo ad insegnare a 40-45-50 anni fuori dalle nostre provincie, lontani dalle nostre famiglie? » «Ma la cosa che più di tutte ci infastidisce ed è quella per la quale ti chiediamo le dimissioni di Faraone – aggiungono – è che le cattedre nelle nostre provincie ci sono. Insegniamo da anni su posti che ora sembrano fantasma ed è questo che avrebbe dovuto rivendicare il sottosegretario. Ma lui no, si occupa di Sicilia solo per opzionare il posto di miglior oppositore di Crocetta, come se di questo avesse bisogno la nostra terra». «Faraone – proseguono i docenti precari – conosce i nostri problemi e sa con quanta difficoltà, senza vergogna per prima quella economica, abbiamo raggiunto Roma nella speranza di sentirci dire: abbiamo verificato la situazione al Sud e ci siamo resi conto che senza aggravio di spesa per il Miur c è la disponibilità delle cattedre. Sì presidente – continuano perché i posti (o meglio le cattedre) ci sono. Sono i posti che occupiamo senza soluzione di continuità ogni anno da almeno un decennio. Sono i posti che ci hanno fatto affermare come professionisti nelle nostre città e nei nostri quartieri». E concludono: «Caro Matteo, vogliamo davvero aiutarti a costruire una ‘buona scuolà, lo vogliamo fare senza pregiudizi e senza lotte politiche che non ci appartengono. Chiediamo solo di essere considerati come persone, come gente che dopo aver vissuto per anni la piaga del precariato ora rischia di vivere quella dell’emigrazione lontano dalla propria terra o peggio ancora rischia, per non spezzare la propria famiglia di abbandonare la propria professione. Crediamo in te, nel lavoro che stai facendo. Ma diffidiamo da chi, come il sottosegretario Faraone, ci ha snobbato in tutti questi mesi ed ha trasformato una riforma che contiene tante cose buone in un mostro che nessuno comprende».