Palermo – La vertenza Blutec, in Sicilia, purtroppo non è l’eccezione, ma quasi la regola. Il 2018 è stato l’Annus Horribilis e ha rappresentato una profonda accelerazione negativa verso le soluzioni dei lavoratori con un incremento radicato di questa categoria di problemi che semina angoscia in un’Isola già carico di sconforto per il suo quadro economico e occupazionale generale. Allo scenario che già comprende situazioni di stallo per i lavoratori di Tecnis, Cmc (100 dipendenti sono già in Cassa integrazione per un anno), ex Keller (esauriti nel 2018 gli ammortizzatori sociali per i 150 dipendenti), si aggiungono i momenti difficili di Sirti, azienda del settore delle telecomunicazioni che ha dichiarato complessivamente 883 esuberi con 76 lavoratori su 320 interessati nell’Isola: «È necessario che il governo intervenga- dice Francesco Parisi della Uilm Palermo – Siamo ancora lontani da una soluzione, abbiamo però ottenuto la sospensione dei licenziamenti e abbiamo adesso la possibilità di riaprire il tavolo negoziale per trovare soluzioni alternative». Confluisce nella St Microelectronics Catania (4mila dipendenti) la piccola azienda catanese Micron. Saranno in 241 a transitare.
«In Sicilia non si può pensare solo al reddito di cittadinanza mentre i posti di lavoro continuano a scomparire a migliaia». È piuttosto forte il grido d’allarme di Piero Nicastro, segretario generale della Fim Cisl Sicilia che non lascia spazio a molti dubbi. Per Nicastro i numeri rendono da soli la proporzione: «Solo nella nostra regione stiamo parlando di quasi 10mila lavoratori in un anno. Il Patto per il Sud non è partito quasi per nulla, o comunque non ha sviluppato ancora lavoro». Ma la vera polveriera potrebbe riguardare i poli industriali del petrolchimico di Gela e Siracusa, come specifica il sindacalista catanese: «A Gela i metalmeccanici hanno due mesi di lavoro all’interno del polo ”green”, ma quando finirà l’attività di manutenzione straordinaria ci troveremo di fronte a grossi problemi occupazionali. A Siracusa il quadro non è migliore, per l’aggiornamento degli impianti in questa fase verranno utilizzati in 4mila, ma l’arco di tempo è altrettanto breve».
Una manutenzione che non potrà durare all’infinito e che è regolata da contratti a tempo determinato. Una situazione che rischia di mettere a dura prova un territorio che sul petrolchimico ha giocato una scommessa pesante, adesso messa in serio pericolo. Tra soluzioni che non ci sono e strategie che non riescono a incidere con efficacia, la Cisl chiede alla politica di fare la sua parte. Sin dalle gare d’appalto al ribasso che rischiano di essere una base di penalizzazione a monte per i lavoratori, non di poco conto: «Le manutenzioni dei servizi essenziali degli ospedali, dei tribunali, delle università e dei comuni, per esempio – aggiunge Nicastro – vanno al massimo ribasso con la conseguenza che il personale viene costantemente ridotto. Il prezzo del risparmio lo paga chi lavora».
Dormono sonni poco tranquilli anche Almaviva (800 lavoratori) per cui l’azienda avrebbe chiesto in questi giorni di rivedere l’accordo sulla Cig. La precarietà non ha risparmiato in questi anni i lavoratori della Formazione professionale e quelli delle Srr; in entrambi i casi la transizione tra i precedenti sistemi di gestione e le pastoie burocratiche a base di Durc (documento unico di regolarità contabile) hanno ingolfato un sistema già in crisi. Siglato invece l’accordo per salvare 35 lavoratori dell’Hotel delle Palme. A mettere nero su bianco tutti ieri, al Centro per l’impiego di Palermo, i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e i rappresentanti della società che gestisce la struttura, la Zyz Srl.
Non rischiano meno i lavoratori precari dei Consorzi di bonifica e quanti ancora non hanno avuto garanzie in Sas (Servizi Ausiliari Sicilia).